Si considerano armate di buona volontà nell’Ucraina in guerra. Sono le avvocate e le giuriste che fanno parte dell’Uba (Ukrainian bar association) e che dal 24 febbraio scorso sono state costrette a riorganizzare le loro giornate dal punto di vista professionale e della vita privata. L’obiettivo è lo stesso: sostenere con attività di volontariato chi ha perso tutto o quasi e sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto all’importanza di gesti, piccoli o grandi che siano, di solidarietà. Olena Kibenko è giudice della Suprema Corte e ha creato il canale Telegram “I miei diritti all'estero”. «Quando è iniziata la guerra – racconta al Dubbio -, io e i miei colleghi abbiamo subito pensato di sostenere chi si sarebbe trovato senza casa e senza cibo, senza tralasciare le incombenze di carattere burocratico e legale. Sono stati tanti i cittadini che hanno voluto mettersi in salvo e mettere al sicuro le proprie famiglie all’estero. Quando ho saputo che l'Unione europea ha deciso di attivare la direttiva sulla protezione temporanea per l'Ucraina, ho voluto spiegare agli ucraini quali nuove opportunità avrebbero potuto cogliere. Molte persone erano timorose. Pensavano, una volta lasciato il Paese, che gli sarebbe stato concesso immediatamente lo status di rifugiato, che sarebbero state collocate in apposite strutture, che sarebbe stata limitata la loro libertà di movimento e che non avrebbero più potuto fare rientro in Ucraina. Per questo motivo ho iniziato a pubblicare informazioni su Facebook e a gestire un canale Telegram. Può sembrare un aspetto secondario, ma trattare con delicatezza la questione degli espatri ci ha impegnato molto. I nostri connazionali non devono sentirsi come rifugiati. Il sostegno dell’Unione europea è importante per la loro rapida integrazione all’estero e tornare a una vita più o meno normale». In questo contesto è stata ed è preziosa la rete di contatti. «Credo – dice Kibenko - che durante la guerra tutti dovrebbero fare quello che possono. Conosco molti avvocati e giudici che vivono fuori dall’Ucraina. Li ho contattati per capire i tanti aspetti legati all'applicazione della direttiva sulla protezione temporanea. Già nel primo mese il canale Telegram che ho creato ha raggiunto oltre 4mila contatti. Abbiamo pubblicato informazioni su trentanove Paesi e ora ci stiamo muovendo per rispondere alle domande di carattere legale che ci fanno le persone che si sono trasferite». Quasi quattro mesi di guerra hanno messo a dura prova la popolazione, ma hanno permesso anche di testare il grado di resilienza degli avvocati ucraini. Yulia Fedosyuk lavora per la law firm “Ario, si occupa di assistenza legale alle aziende ed è componente del board dell’Uba. Per un periodo ha fatto la spola con la Polonia per assistere i miei connazionali fuggiti dai bombardamenti. «Nonostante la guerra – afferma -, abbiamo continuato a fare il nostro lavoro. Abbiamo fornito consulenza legale attraverso una linea telefonica dedicata, attivata dall’Uba e dallo studio legale in cui lavoro. In questo modo non abbiamo mai perso il contatto con in nostri assistiti: nei rifugi, in strada, al confine con la Polonia o in altri posti più sicuri. Il volontariato è un'opportunità di aiuto, che allo stesso tempo mi ha consentito di non pensare troppo all'orrore che l'Ucraina e ogni ucraino stanno vivendo». Le esperienze di lavoro si mischiano ai ricordi personali. «Il 26 febbraio – aggiunge Fedosyuk - sono andata a Breslavia, in Polonia, per accompagnare mio figlio impegnato con la sua squadra di calcio in un torneo organizzato da tempo. Quando siamo arrivati in Polonia abbiamo ricevuto un sostegno incredibile dai polacchi. Per questo motivo in collaborazione con la “Fondazione Zobacz Mnie” abbiamo deciso di aprire nel centro di Breslavia un luogo per ospitare gli ucraini in fuga dalla guerra. Nel giro di un mese, inoltre, abbiamo sistemato alcuni appartamenti, trasformandoli in un confortevole ostello per le madri ucraine e i loro bambini. Più di duecento persone sono state accolte». Yulia Fedosyuk si trova adesso a Varsavia. Il team dello studio legale Ario è comunque operativo a Kiev, Leopoli e Varsavia. «Condividiamo – conclude - le informazioni attraverso il nostro canale Telegram “jurFAQ”. Il lavoro deve proseguire e la guerra non ci fermerà. Mi sto rendendo conto che la solidarietà e il volontariato sono due caratteristiche del popolo ucraino. Tra mille difficoltà stiamo portando avanti il lavoro legale e stiamo sostenendo la nostra popolazione». L’avvocata Karolina Svyryda è originaria della regione della Transcarpazia. «Pochi giorni prima dell’invasione russa e dello scoppio della guerra – afferma -, ho raggiunto i miei genitori nella città di Mukachevo per trascorrere con loro il fine settimana. Dopo qualche giorno, con l’aggravarsi della situazione, ho voluto dare ospitalità ad amici di Dnipro, Kharkiv e Kyiv preoccupati dall’intensificarsi dei bombardamenti e degli scontri. Più di 100mila ucraini sono successivamente venuti a Mukachevo». Da oltre cento giorni Karolina si occupa di distribuzione di farmaci e beni di prima necessità. «Ora – sottolinea – comprendo davvero il significato della frase "Meglio avere cento amici che cento grivna” (la moneta ucraina, nda). Il terzo giorno di guerra i volontari rumeni ci hanno fatto recapitare il primo lotto di medicine e vestiti. La loro generosità e quella degli europei sono commoventi. Ci fanno ben sperare in un futuro di coesione e collaborazione fra popoli. Siamo stati letteralmente invasi dagli aiuti umanitari. Ho perso, inoltre, il conto dei minibus, delle auto e dei camion che hanno portato in salvo migliaia di vite. Ho spiegato in una intervista alla Bbc la barbarie di questa guerra, l’insensatezza e la gravità di una aggressione militare ai danni di uno Stato sovrano. In tutto questo voglio anche evidenziare che l’Uba ha sempre fatto sentire la sua presenza. Quella degli avvocati e dei giuristi è una grande rete, direi una grande famiglia. Il nostro coraggio e la nostra dedizione sono certa che porteranno alla vittoria dell'Ucraina nell’assurda guerra contro la Russia».