«La nostra consiliatura scade il 25 settembre, se la riforma fosse approvata a giugno ci sarebbe comunque il tempo per indire le nuove elezioni dei consiglieri togati entro quella data. E spero che entro quella data anche il Parlamento sia in grado di votare la componente dei consiglieri laici». Così, in una intervista a La Stampa, David Ermini, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, interviene sulla riforma del Csm.  Quanto allo sciopero dei magistrati, Ermini spiega che «qualunque ne sia stato l’esito, uno sciopero legittimo non può mai costituire fonte di debolezza di una categoria che, nel pieno rispetto delle prerogative del legislatore, null’altro chiede se non l’apertura di un dialogo e di un confronto su alcuni profili riformatori. Sono certo che la politica agirà sulla base delle questioni di merito e non su episodiche circostanze, anche perché agire diversamente si risolverebbe in un danno per le istituzioni». Il vicepresidente del Csm sostiene poi che il referendum «espressione nobile di democrazia, non sia in questo caso la soluzione ideale. Sul tavolo ci sono questioni così tecniche che sarebbero meglio affrontate e risolte in sede parlamentare». Parlando di correntismo, Ermini afferma «che l’associazionismo giudiziario debba rigenerarsi nelle condotte, credo sia necessità avvertita dalle stesse correnti e da ciascun magistrato. Nella magistratura e nel suo sistema di governo autonomo un’opera di autocritica interna è in corso, ci vuole tempo». Quanto al percorso graduale verso una gerarchizzazione e verticalizzazione della magistratura che preoccupa l’Anm, Ermni infine sottolinea che «ogni riforma va sperimentata sul campo e, nel caso, successivamente corretta. Dico solo che una gerarchizzazione troppo spinta qualche problema lo potrebbe porre. L’autonomia e l’indipendenza sono valori da preservare non soltanto verso l’esterno, ma anche all’interno, per evitare conformismo e sudditanza dei magistrati ai capi degli uffici».