La guerra tra Eric Dupond Moretti e le procure francesi è entrata nel vivo: ieri infatti il pubblico ministero della Corte di giustizia della Repubblica (CJR) ha chiesto il rinvio a giudizio per il guardasigilli, indagato per abuso di potere. In un breve comunicato il pm spiega di possedere «prove sufficienti» per procedere all’incriminazione. Ora spetterà al giudice competente decidere se aprire un processo che avrebbe del clamoroso sullo sfondo di un autentico scontro tra poteri repubblicani. Nel sistema giudiziario transalpino la CJR è l’unico organismo che può giudicare un membro del governo nell’esercizio delle sue funzioni ed equivale al nostro Tribunale dei ministri.

Nominato da Macron nel 2020, Dupond Moretti è finito nei guai a luglio dello scorso anno in seguito a una denuncia da parte di tre associazioni di magistrati, tra cui l’influente Anticor. Denuncia presa molto sul serio dalla procura che prima ha disposto la perquisizione del suo ufficio al ministero che è stato spulciato da cima a fondo dagli uomini della gendarmeria. E poi lo ha convocato per porgli alcune domande a cui il guardasigilli si è rifiutato di rispondere.

Lo accusano di conflitto di interessi con il suo vecchio mestiere di avvocato e di vendetta politica nei confronti di tre magistrati della Procura nazionale finanziaria (PNF) titolari di un’inchiesta sull’ex presidente della repubblica Nicolas Sarkozy e il suo legale Thierry Herzog. La vicenda è conosciuta dall’opinione pubblica come l’affaire des ecoutes ed è un caso esemplare delle derive della giustizia in un paese democratico. Un’inchiesta disseminata di cannonate al diritto di difesa, con intercettazioni illegali, perquisizioni selvagge negli studi dei penalisti, violazioni ripetute del segreto professionale. Furono sorvegliate dalla polizia giudiziaria anche le telefonate tra Sarkozy e Herzog, ossia tra un indagato e il suo difensore legale.

«Basta con questi metodi da spie!», aveva tuonato Dupond Moretti appena approdato a Place Vendome promettendo di ristabilire le regole nelle procure. Sua la legge che ridisegna le regole che rafforzano il segreto professionale degli avvocati, specialmente nelle istruttorie per reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione dove vengono spesso utilizzati metodi degni dell’antiterrorismo con forti limitazioni per le garanzie degli indagati. Basti pensare che Sarkozy e Herzog sono stati intercettati e sorvegliati per tre anni senza ricevere neanche un avviso di garanzia, del tutto a loro insaputa come capita con i sospetti jihadisti.

Mentre la grande riforma della giustizia che porta il suo nome per il momento è arenata in Assemblea nazionale tra veti ed emendamenti incrociati e rischia di finire azzoppata. Tra i primi gesti compiuti da ministro però ci sono state le ispezioni nei confronti dei pm della Procura finanziaria. E tra i magistrati colpiti c’è il sostituto procuratore di Nizza Édouard Levraul, una vecchia conoscenza di Dupond Moretti quando alcuni anni rappresentava come avvocato un funzionario di polizia imputato per corruzione. Durante il processo aveva definito Levraut «un magistrato cow boy» a causa di alcune dichiarazioni rilasciate ai media. Secondo le associazioni di categoria si tratterebbe dunque di una rappresaglia che dimostra il conflitto di interesse del ministro che starebbe agendo per rancore personale.

Come l’amicizia personale con Thierry Herzog e la buona conoscenza dello stesso Sarkozy, altri elementi per cui la sua condotta sarebbe stata parziale e indegna del ruolo che ricopre. I pm della CJR peraltro sospettano Dupond Moretti di essere anche all’origine della soffiata agli indagati che ha poi reso di pubblico dominio l’affaire des ecoutes anche se l’ inchiesta interna sulla presunta “talpa” si è rivelata un buco nell’acqua.