«L’interesse della Cgil su questioni che riguardano i professionisti spaventa e allarma. Le professioni italiane non saranno mai proletarizzate e sindacalizzate, la nostra autonomia e indipendenza sarà favorita dall’approvazione del ddl sull’equo compenso». Così in una nota il presidente di Aiga Francesco Paolo Perchinunno esprime «preoccupazione per le critiche manifestate in questi giorni sul Ddl in materia di Equo Compenso. Il testo, a firma Meloni, Mandelli e Morrone - sottolinea - ha già ottenuto il parere positivo della Camera nell'ottobre 2021 ed è passato all'esame del Senato per l'approvazione. Il ddl concretizza anni di battaglie sostenute dall'Aiga per garantire ai professionisti una corretta remunerazione, che tenga conto della quantità e della qualità del lavoro svolto. La riapertura del dibattito e l'esame degli emendamenti rischiano, di fatto, di vanificare i progressi raggiunti sino ad ora e di arenare il provvedimento, considerato anche l'approssimarsi della fine della Legislatura», conclude. «L’Aiga non ha mancato di rappresentare, nelle competenti sedi, le criticità ancora presenti nel Ddl 2419, integrando la propria relazione con proposte migliorative concrete e nel futuro, non mancherà di promuovere ogni iniziativa necessaria per il rafforzamento delle tutele dell’avvocatura e della dignità della professione - aggiungono l’avvocato Anna Coppola e l’avvocato Valentina Brecevich, rispettivamente componente di Giunta e Coordinatore del Dipartimento Dignità del lavoro -. In tal senso l'Aiga proseguirà con l'azione di sensibilizzazione e dialogo con tutte le forze politiche, continuando a lavorare in un’ottica proattiva, attraverso la proposizione di iniziative concrete e realizzabili, al fine di tutelare i giovani professionisti ed il loro futuro». In una nota, la Cgil nazionale aveva infatti sostenuto che nel ddl sull'equo compenso «permangono alcune severe criticità che non possono essere sottovalutate: i criteri per la definizione della platea dei destinatari, la mancata esplicitazione dei parametri economici e la non inclusione delle Associazioni di rappresentanza dei professionisti autonomi come definite dalla L.81/2017 e delle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative». Per la Cgil «grave anche l’impostazione che ravviserebbe nella violazione dell’equo compenso una causa di illecito disciplinare deontologico a carico dei professionisti iscritti agli ordini, determinando così una colpa a carico del lavoratore e un’ulteriore demarcazione tra professionisti iscritti agli ordini e professionisti privi di ordine». «L’universo dei lavoratori e delle lavoratrici autonomi (ordinisti e non), che raccoglie oltre tre milioni di persone tra iscritti alle Casse professionali e alla Gestione Separata Inps, racchiude professioni e settori ancora oggi parcellizzati e sotto considerati, per i quali - sottolinea il sindacato di corso d’Italia - la crisi pandemica ha prodotto un peggioramento delle condizioni economiche e lavorative. Una legge che non ascolta le istanze e le richieste provenienti dai soggetti che rappresentano queste lavoratrici e questi lavoratori non può essere da noi appoggiata». «Nonostante osserviamo la volontà di costruire un’attenzione specifica relativamente al compenso dei professionisti, non possiamo dirci soddisfatti del contenuto in discussione. I professionisti autonomi meritano tutele a tutto tondo, come la Cgil ribadisce da tempo, anche con la Carta dei Diritti universali del lavoro che -ricorda in conclusione la Cgil- ha dato vita alla proposta di legge ancora oggi ferma in Parlamento».