Che fine farà Nicola Gratteri? Il capo della procura di Catanzaro ha davanti a sé solo due anni alla guida degli uffici giudiziari del capoluogo calabrese, al termine dei quali dovrà necessariamente trovare una nuova destinazione. E si tratterà anche dell’ultimo incarico della sua carriera prima del pensionamento, che avverrà nel 2028, al compimento dei 70 anni. Ora che i giochi in Dna si sono chiusi con la nomina di Giovanni Melillo, le possibilità di ricoprire un ruolo direttivo in un ufficio di grande prestigio sono ridotte all’osso. Anche perché le occasioni di Roma, Milano, Palermo, Firenze e Genova sono ormai sfumate: nei primi due casi le nomine sono già avvenute, mentre per le altre procure i giochi sono in via di definizione. Ma rimane la casella più importante, quella lasciata libera proprio dal nuovo numero uno di via Giulia: la procura di Napoli. A reggerla, dopo l'addio di Melillo, c’è attualmente una donna, la prima nella storia giudiziaria partenopea. Si tratta di Rosa Volpe, pm di ferro in precedenza in servizio a Salerno, dove ha condotto le principali inchieste della Direzione distrettuale antimafia, tra le quali quella sull’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, legando il suo nome anche alla riapertura dell’indagine sulla morte di Elisa Claps. Attualmente non è chiaro se l’attuale reggente presenterà domanda anche per diventare ufficialmente procuratore di Napoli, ma intanto ha già proposto la sua candidatura a Firenze per prendere il posto di Giuseppe Creazzo, conteso in tutto da 18 magistrati. La battaglia potrebbe essere dunque molto dura e Volpe potrebbe decidere di giocare le sue carte anche a casa propria. Ma in quel caso l’esperienza di Gratteri in un ufficio direttivo dovrebbe avere la meglio sul curriculum pur eccellente della candidata interna. Napoli è di certo uno dei posti più prestigiosi a livello giudiziario: si tratta della procura più grande e complessa d’Italia, la cui Direzione distrettuale antimafia conta ben 32 sostituti. Una sfida che potrebbe senz’altro stuzzicare gli appetiti del magistrato calabrese, particolarmente abile a compattare attorno a sé la propria squadra di sostituti. La partita dovrebbe comunque giocarsi davanti ad un nuovo Csm, dal momento che le elezioni sono alle porte e a Palazzo dei Marescialli giacciono ancora diverse pratiche da sbrigare. Proprio per tale motivo le strategie delle correnti potrebbero essere totalmente diverse e, dunque, Gratteri potrebbe sperare in un esito diverso rispetto a quello di mercoledì scorso. Basta infatti il commento di Luca Palamara, ex capo dell’Anm, a chiarire la situazione: «Le correnti e più in generale la magistratura più politicizzata da sempre escludono Gratteri, come già avvenuto nel 2013 in occasione della sua mancata nomina a ministro della Giustizia», ha commentato dopo la mancata nomina del procuratore di Catanzaro alla Dna. Sarà dunque necessario capire che aria tirerà da qui a fine anno per poter fare dei calcoli sulle possibilità che la sua candidatura superi il vaglio del plenum. Ed è proprio in questo clima che si fa strada un’altra ipotesi: quella che lo vorrebbe seduto tra i banchi del Csm. Con la nomina del procuratore nazionale la campagna elettorale è infatti ufficialmente iniziata. La “bocciatura” di Gratteri ha creato non poche polemiche all’interno della magistratura, tant’è che è stato proprio lui il centro della discussione in plenum, dove a caldeggiare la sua nomina sono stati soprattutto i togati di Autonomia&Indipendenza. I rumors successivi alla scelta di Melillo davano Gratteri addirittura tra i possibili candidati della corrente fondata da Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita. Ma il procuratore di Catanzaro, allergico alle logiche correntizie e da sempre antisistema, potrebbe decidere di candidarsi da indipendente, proprio come fatto da Nino Di Matteo, tra i più agguerriti sponsor di Gratteri. Dai banchi del Csm potrebbe condurre una battaglia diversa da quella che lo vede impegnato dalle stanze di una procura, una battaglia di politica giudiziaria. E sarebbe, in quel caso, una mina vagante: difficile immaginare di “ingabbiare” il procuratore di Catanzaro in logiche preconfezionate e orientare il suo voto secondo ordini di scuderia. Caratteristica, questa, che potrebbe dunque metterlo in difficoltà nel gioco dell correnti. Che, inevitabilmente, guiderà anche le prossime elezioni.