«Ingiusto e anche rischioso»: FrancescoPaolo Sisto, sottosegretario alla Giusti-zia, rappresentante del governo nei la-vori parlamentari sulla riforma del Csm, non ricorre a espressioni vaghe, per commentare lo sciopero dell’Anm. Né è sfuggente quando gli chiediamo se considera davvero praticabile una riapertura del ddl - da oggi all’esame del Senato - con l’accoglimento di alcune fra le richieste dei magistrati: «L’ipotesi mi pare a sua volta rischiosa: se si riapre la discussione non sai cosa può accade-re. E ripartire da capo sarebbe anche irrazionale». È così, osserva Sisto, «dopo che sulla riforma si sono impegnate energie, pazienza e mediazioni che raramente si sono viste, con tanta, tanta maturità dei gruppi parlamentari».

Quindi non c’è margine perché, come chiede l’Anm, il testo cambi a Palazzo Madama?

Pensiamo davvero un attimo a come siamo arrivati fin qui. Si è partiti da un testo base sul quale la commissione Luciani ha prodotto rielaborazioni non solipsistiche, perché già in quella fase ci sono stati confronti e audizioni, anche con l’Anm. Nel frattempo i gruppi parlamentari hanno depositato i loro emendamenti, quindi attraverso confronti continui, con le stesse forze politiche innanzitutto, si è arrivati al maxiemendamento del governo, trattenuto per diverse settimane a Palazzo Chigi e quindi passato in Consiglio dei ministri. E non è finita lì, perché ci sono stati i subemendamenti dei gruppi in commissione, e sempre in una costruzione realizzata con approfondimenti su ciascuno dei 'temi caldi', e con sei-sette occasioni di dialogo fra ministero e magistratura. Aggiungo da ultimo che il voto alla Camera è stato preceduto da incontri a cui hanno partecipato anche rappresentanti dei partiti al Senato, per rafforzare e rendere ancora più solida la condivisione.

Dopo tutto questo sarebbe irrazionale, insomma, mettere il risultato in discussione.

Irrazionale e rischioso. Vorrei ricordare che il risultato di cui parliamo consiste in una fortissima mediazione: tutti hanno già fatto un passo indietro, per farne, insieme, due in avanti. Esempi? Il M5S ha mediato su battaglie come i fuori ruolo, FI sul sorteggio temperato, il Pd è uscito soddisfatto da un’altra rinuncia altrui, relativa al sorteggio dei collegi. C’è stata, direi, una sorta di sofferenza comune, condivisa , che ha portato al testo approvato alla Camera. Il tutto attraverso un ascolto degli stakeholders, Anm inclusa, che pure ha accolto con sollievo, da ultimo, la rinuncia al sorteggio dei collegi. Ora, non ci si può dolere se, dopo avere ascoltato, il Parlamento decide. Fa parte di un codice chiamato democrazia parlamentare . Credo non ci sia bisogno di citare Montesquieu, per affermare che le leggi, anche quelle relative alla magistratura, competono al potere legislativo. Ed ecco perché se un sindacato dei magistrati, che per l’articolo101 della Costituzione sono soggetti soltanto alla legge, incrocia le braccia contro una riforma, va un po’ sopra le righe... costituzionali. Scelta legittima ma, diciamo, poco elegante sul piano istituzionale. Non parliamo di un sindacato qualsiasi: lo sciopero proclamato dall’Anm non è un beau geste.

E lei dice che è pure rischioso: perché?

È rischioso, intanto, riaprire il provvedimento, non solo perché non sai cosa può succedere, ma anche perché, a causa dell’allungamento dei tempi parlamentari, il nuovo Csm sarebbe vergognosamente eletto con le vecchie regole. E sarebbe pure pericoloso lasciare un margine troppo ristretto per la definizione dei decreti legislativi: ci sono norme importanti immediatamente precettive, in questa riforma, ma anche una cospicua parte di delega. Infine, lo sciopero potrebbe produrre una sorta di eterogenesi dei fini: di fronte a un’astensione "in corso d’opera" della magistratura, la politica potrebbe rafforzarsi nella convinzione di dovere decidere in piena autonomia e rapidamente. Un simile effetto andava valutato, a mio avviso, con maggiore attenzione.

Crede che l’Anm abbia reagito così anche per non sembrare rassegnata dopo il caso Palamara?

Il movente, come nel diritto penale, non è quasi mai decisivo . Il tema, sinceramente, non mi appassiona.

Il fascicolo di valutazione è la norma più contestata dall’Anm: ma ci sono i mezzi per realizzare una banca dati così complessa?

Prima di tutto, non capisco il timore di fronte a uno strumento che implica solo macro valutazioni e un rilievo su eventuali macro anomalie. Riguardo alla gestione dei dati, la loro complessità dovrà richiedere probabilmente una fase di adattamento. L’attuazione concreta andrà certamente approfondita, innanzitutto con il contributo della Dgsia, la direzione ministeriale preposta ai sistemi informativi.

È giusto che le correnti continuino a esistere?

Vanno distinti due principi. In base al primo, esiste un diritto costituzionale ad associarsi, a condividere un pensiero comune e tradurlo in esperienza comune. Ma va evitato che l’associazionismo tracimi in un vero e proprio potere interno alla magistratura. Le correnti devono essere pensiero e non cordate.

Limitare il peso delle correnti sulle elezioni dei togati al Csm sarebbe stato possibile, forse, solo con la rinuncia alle quote di genere e a quelle per i pm. O no?

Guardi, il discrimine era uno solo: ricorrere o meno al sorteggio. Una volta che lo si è escluso, e che si escluso anche il sorteggio dei collegi, ci si è potuti limitare al quel minimo di imprevedibilità creato dal recupero proporzionale. Il passo avanti c’è, ma non è la legge elettorale a fare la differenza, casomai tutto quanto si è costruito attorno. In generale, credo si debba comunque riconoscere al governo di aver avuto coraggio sulla giustizia. In pochi mesi sono arrivate le riforme del penale, del civile, della crisi d’impresa, ora tocca alla giustizia tributaria. E la presunzione d’innocenza? Se ne avessimo parlato al bar un anno e mezzo fa, ci avrebbero presi per visionari. Il governo si è mosso con lo sguardo all’insegnamento di Calamandrei: la Costituzione è come un foglio caduto per terra, vi sono scritti i principi ma se non lo raccogli restano lì. Ci si è sforzati di far rivivere i principi costituzionali in ogni provvedimento.

Ma l’Anm la vede assai diversamente: come se lo spiega?

Anche con la terza legge di Newton, in fondo: se cerchi di modificare un corpo, questo risponde con una reazione uguale e contraria. Mi dispiace che la reazione sia consistita nella proclamazione di uno sciopero. Peraltro, mi pare che alcuni casi attestino una condivisione dell’astensione non proprio assoluta, nella magistratura. E non c’è da stupirsi: lo sciopero del Giudice, per ciò che rappresenta, è di per sé anomalo.

C’è da temere per il fatto che a scrivere i decreti legislativi saranno uffici in cui i magistrati sono in maggioranza?

Non credo si debba avere paura del buio a prescindere. Il sospetto è sempre un pessimo compagno di strada. Francamente non penso possano esserci condizionamenti. Intanto i principi di delega sono enunciati con chiarezza. E anche se la presenza dei magistrati al ministero è stata fra i temi caldi di quel confronto evocato all’inizio, non bisogna drammatizzare: magari si può ridurli, come previsto nella legge delega, privilegiando le migliori professionalità.