La riforma della giustizia firmata dal ministro Marta Cartabia è semplicemente «modesta» e lo sciopero dell’Anm «non ha senso». È quanto espresso da Edmondo Bruti Liberati, ex procuratore della Repubblica a Milano, ex leader di Magistratura democratica, ex presidente dell’Anm, in una intervista a Il Giornale. «Si partiva dallo sgangherato disegno di legge Bonafede - spiega - È stato riscritto dalla Commissione Luciani, ma poi in Commissione giustizia vi sono stati emendamenti ispirati ad un spirito di vendetta e di umiliazione della magistratura. Le punte estreme sono state abbandonate: il risultato è una riforma modesta, ma nulla a che vedere con la riforma Castelli che, quella sì, stravolgeva l’impianto costituzionale. Per questo come presidente dell’Anm ho promosso allora il primo vero sciopero della storia della magistratura. Oggi uno sciopero non ha senso». È arrivato il momento di girare pagina e archiviare il caso Palamara? «La vicenda dell’hotel Champagne - risponde - è penosa, ma la magistratura ha dato il segno di voltare pagina: i magistrati a vario titolo coinvolti si sono subito dimessi dal Csm, prima e indipendentemente da procedimenti disciplinari. Questo in un Paese in cui non si dimette mai nessuno». Il 12 giugno si voterà per i referendum sulla giustizia. Potrebbero smuovere le cose? «Sì, ma largamente in peggio. Della "legge Severino" non si abroga solo la sospensione, anche a seguito di una condanna non definitiva (che può essere ragionevole), ma anche tutte le disposizioni sulla incandidabilità di condannati definitivi per reati gravi. Con la "limitazione delle misure cautelari" capiterà che l’imputato arrestato in flagranza, magari con in tasca un appunto con la programmazione degli obbiettivi successivi, sarà condannato per direttissima e immediatamente scarcerato. Facile immaginare gli attacchi al lassismo della magistratura magari da parte di taluno dei promotori del referendum», sottolinea Bruti Liberati a giudizio del quale «la storia del referendum ci insegna che quando le scelte proposte dai quesiti erano chiare e toccavano problemi sentiti gli italiani sono andati a votare».