L’Odg dell'Assemblea dell'Anm che si terrà sabato ha solo un punto: "Riforma legislativa dell'ordinamento giudiziario, del funzionamento del Csm e del suo sistema elettorale. Valutazioni e iniziative". Il dilemma a cui i magistrati dovranno rispondere è semplice: indire uno sciopero, per accontentare così la base che chiede un riscatto dopo lo scandalo Palamara, rischiando però paradossalmente di aumentare quel discredito di fronte ai cittadini generato proprio dalle condotte dell'ex magistrato & Company, oppure puntare ad una riapertura del dialogo con Governo e Parlamento in vista della discussione al Senato?

Intanto ieri due ex magistrati di peso come Armando Spataro e Edmondo Bruti Liberati si sono detti contrari all'idea dello sciopero. Su questo «se dovessi rispondere con del facile umorismo - replica Eugenio Albamonte, segretario di AreaDg - direi che si nasce incendiari e si finisce a fare i pompieri. Lasciando da parte la battuta, che non vuole affatto essere irriverente nei confronti di due colleghi di cui ho grande stima, penso che per rendersi conto di quale potrebbe essere l'impatto di questa riforma sulla magistratura di oggi bisogna starci dentro. Come tutti i corpi istituzionali e sociali, anche la magistratura è in costante evoluzione: quella odierna non è la stessa degli anni durante i quali hanno lavorato con grande impegno i colleghi che lei citava. Oggi la magistratura rischia di essere fortemente condizionata sia dalla forte gerarchizzazione anche culturale che dallo spauracchio della valutazione di professionalità basata sugli esiti dei giudizi e del disciplinare. Il pericolo è quello che si adottino orientamenti fortemente conformisti rispetto alla giurisprudenza dei gradi superiori con grave danno per i diritti dei cittadini».

Angelo Piraino, segretario di Magistratura Indipendente, comprende le perplessità che si sono manifestate nei confronti dello sciopero. Anche al nostro interno ne stiamo discutendo, perché esiste il timore che l'iniziativa possa essere fraintesa. Sceglierà l'assemblea, e Magistratura Indipendente non è pregiudizialmente contraria a forme di protesta forti, come lo sciopero. Se vi si dovesse arrivare vogliamo, però, che si comprenda che non sarebbe un modo di bloccare la macchina della giustizia, ma l'arma estrema a cui ricorrere quando ci si rende conto di non essere ascoltati». Un esempio? Piraino osserva che, benché «il comune denominatore degli scandali che ci hanno investito è il carrierismo legato all'assegnazione dei posti direttivi, la riforma va nella direzione opposta alla soluzione del problema perché li diminuisce di numero, rendendoli più preziosi e attribuendo ai capi degli uffici poteri ancora più forti».

Invece per Stefano Musolino, segretario di Magistratura Democratica, «ci sarebbero le ragioni per fare lo sciopero ma gli errori compiuti dalla Giunta dell'Anm nella sua interlocuzione con il Governo e nella sua comunicazione pubblica lo rende inopportuno». Musolino si riferisce, ad esempio, al fatto che «la Gec non è stata in grado di rappresentare con forza all'interlocutore politico i risultati del nostro sondaggio interno che ha bocciato il sorteggio e premiato il sistema proporzionale. Inoltre si è dimostrata incapace di proposte idonee a dimostrare l’assunzione di responsabilità per la crisi, avendo privilegiato la conservazione dell’esistente, senza alcuna apertura al nuovo», tra cui «il rafforzamento del ruolo degli avvocati nei Consigli giudiziari, che non va considerato singolarmente, ma nella più ampia apertura ad ulteriori fonti di conoscenza per le valutazioni dei magistrati».

Andrea Reale, esponente dell'Anm con i 101, rispetto al rischio che lo sciopero possa trasformarsi in un boomerang per la magistratura, ci dice che «in realtà l'astensione dal lavoro sarebbe proprio nell'interesse dei cittadini. Questa riforma nulla ha a che fare con le emergenze che era chiamata a risolvere. Da una parte ha solo intenti punitivi e vendicativi e dall'altra asseconda una parte di magistratura più legata alle dinamiche correntizie e agli ambienti che possono creare altro lobbismo e altro corporativismo tra di noi».

Addirittura «essa peggiora lo status quo perché maggiore sarà il controllo e la gerarchizzazione all'interno degli uffici giudiziari che si riverbererà anche nell'esercizio della giurisdizione. Nulla è cambiato nella nomina dei capi degli uffici. Inoltre la legge elettorale favorirà i gruppi più grandi che si spartiranno le nomine, svilendo ogni possibilità di proposte alternative. L'unica ipotesi per scongiurare questo scenario era il sorteggio degli eleggibili, ma al nostro interno è percepita come una bestemmia per le correnti». Infine per Reale «un altro dato molto grave è che si sta modificando la legge elettorale in prossimità delle elezioni. Tale metodo è stato fortemente stigmatizzato da un documento del 2002 della Commissione di Venezia del Consiglio Ue».