È un detenuto affetto da una grave sclerosi che, nella maggior parte dei casi, porta alla morte a distanza di 3-5 anni dall’esordio. Si trova ristretto presso il carcere "Cantiello e Gaeta" di Alessandria, ma gli hanno respinto le istanze di differimento della pena nonostante l’incompatibilità carceraria. Una vicenda segnalata dall’associazione Yairaiha onlus e riguarda Maximiliano Cinieri, classe 1977, che dai medici risulta assolutamente incompatibile con il carcere. Dai referti emerge chiaramente che si ritrova con le mani e lingua atrofizzate, dislalia, problemi nella deglutizione che comporta una dieta liquida e un addensante per poter bere e problemi alla gamba che ad oggi gli fa male, motivo per cui cammina a fatica con una stampella. Come risulta dalla documentazione medica, Cinieri è affetto da malattia del primo e del secondo motoneurone a prevalente interessamento bulbare (altresì conosciuta come Sclerosi Laterale Amiotrofica).

Maximiliano Cinieri soffre anche di altri disturbi

Come sottolineano i referti, si tratta di una gravissima malattia neurodegenerativa che, nella maggior parte dei casi, porta alla morte a distanza di 3-5 anni dall’esordio e che, a parere del personale medico che ha visitato il detenuto, equivale a una condanna a morte. Oltre a tale patologia, il detenuto soffre anche di altri disturbi: diabete in terapia orale ed insulinica; cardiopatia ischemica post infartuale, con posizionamento di stent coronarici presso O.C. di Asti; ipertensione arteriosa in trattamento farmacologico e dislipidemia in trattamento farmacologico.

Per i medici il suo stato di salute sia attualmente incompatibile con il regime carcerario

Per queste ragioni, il personale medico che lo ha visitato ha ritenuto che il suo stato di salute sia attualmente incompatibile con il regime carcerario. Più volte il signor Cinieri ha sollevato istanza di differimento della pena, senza alcun esito favorevole. L’associazione Yairaiha onlus, rivolgendosi al Dap e al ministero della Giustizia, esprime la preoccupazione, così come quella dei familiari, che «nei confronti del detenuto Cinieri, le istanze repressive abbiano irrimediabilmente la meglio sul principio di umanità della pena, tutelato dall’art. 27 comma 3 della Costituzione e, a livello sovranazionale, dall’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Di fatti, nonostante la prognosi infausta della malattia e il breve lasso di tempo che gli rimane da vivere, egli continua ad essere rinchiuso in una cella senza alcuna attuale prospettiva di riavvicinamento ai propri cari».

L'appello dei familiari e dell'associazione Yairaiha

La speranza è che le condizioni di salute del detenuto Cinieri, attualmente recluso al carcere di Alessandria, ricevano le adeguate attenzioni dalle competenti autorità, con preghiera – da parte dei famigliari e dell’associazione Yairaiha che ha segnalato il caso - di immediato intervento. «Facciamo presente che il signor Cinieri sconterà nelle opportune sedi la pena alla quale è stato condannato, ma chiediamo a gran voce che ciò avvenga nel rispetto del dettato costituzionale e della dignità della persona», conclude l’associazione.