https://youtu.be/Y34gOlD-Ovw Intervista di Gennaro Grimolizzi e Valentina Stella «Ogni tanto mi chiedono perché abbia cambiato idea adesso, dopo aver lavorato per circa vent’anni con la propaganda di Stato. L'ho fatto dopo il 24 febbraio perché il Cremlino fa il lavaggio del cervello ai cittadini e parla male continuamente dell’Europa e degli Stati Uniti. Ora voglio dare il mio contributo per la verità, dato che le fake news sono quelle del Governo Russo e non di altri». A parlare al Dubbio è Marina Ovsyannikova, la giornalista che ha contestato l’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina, esponendo durante il telegiornale di Channel One un cartello con la scritta «No alla guerra, fermate la guerra. Non credete alla propaganda, vi stanno mentendo». Le immagini hanno fatto il giro del mondo e la protesta è costata, fino a questo momento, ad Ovsyannikova una multa e l’allontanamento dalla redazione. La versione integrale dell’intervista nel video allegato.

Marina, cominciamo con una bella notizia che la riguarda: l’inizio della collaborazione con il giornale tedesco Die Welt. La sua sarà una voce libera dalla Russia di Putin?

Ho cominciato ieri a collaborare con Die Welt, che ha dato la notizia in prima pagina. Il giornale ha annunciato la mia collaborazione che sarà gratuita. Spero di non rientrare nella lista degli agenti stranieri che criticano il governo del nostro Presidente. Vorrei far sapere a tutto il mondo quanto sta accadendo in Russia e in Ucraina. Facciamo un passo indietro e ritorniamo al 14 marzo, quando ha esposto il cartello contro la guerra in diretta tv. Cosa ha provato subito dopo? Ha pensato che la sua vita sarebbe definitivamente cambiata? Non ero sicura al cento per cento che la mia contestazione sarebbe riuscita. Un minuto prima stavo ancora lavorando ad un servizio che avrebbe parlato della Nazioni Unite. Pensavo che il regista del primo canale avrebbe tagliato le immagini o che mi avrebbero arrestata. Avevo una carica di adrenalina indescrivibile e senza pensarci troppo ho esposto il cartello. Quando sono uscita dallo studio, molte persone mi hanno chiesto le generalità. Sono stata portata in una stanza e poi mi hanno chiesto di firmare una lettera di dimissioni, cosa che non ho fatto. Ho scritto un documento in cui spiegavo che tutti coloro che vogliono la guerra sono responsabili di crimini efferati e contro l’umanità, indicando il mio dissenso. Ho passato tre ore lì dentro. Militari e uomini dei servizi mi facevano sempre le stesse domande. Dopo, sono stata portata in una stazione della polizia, dove sono rimasta per 14 ore. Ho chiesto di parlare con il mio avvocato e i miei figli ma mi è stato sempre negato.

Ci sono novità sul procedimento giudiziario che la riguarda?

Per il momento non ci sono processi. Dopo essere stata rilasciata, ho ricevuto una multa di 30mila rubli (circa 350 euro, ndr). Al momento il mio avvocato mi ha consigliato di non pagare e di fare appello. Il 14 aprile si sarebbe dovuta tenere una udienza, ma poi è slittata. Per ora sono una persona libera, non mi hanno neanche sequestrato il passaporto, mentre il cellulare sì. Non so cosa possano inventarsi contro di me.

Le notizie che giungono dalla Russia sono molto filtrate o univoche e non rendono l’idea su quanto accade. I suoi connazionali sono critici verso Putin? Quali notizie giungono in Russia dall’Ucraina?

Come sapete, appena è iniziata la cosiddetta “operazione militare speciale”, è stata adottata una legge contro le fake news. Chi non la rispetta rischia fino a 15 anni di carcere. La gente ha molta paura. Lo Stato sta multando tante persone. Tra queste un deputato della Duma, che dovrà pagare 50mila rubli per aver riportato un articolo di storia sulla guerra. In Siberia è stato multato un insegnante di educazione fisica perché ogni mattina, prima di entrare a scuola, rimuoveva la lettera zeta dall’ingresso dell’edificio. Gli hanno fatto una multa di 90mila rubli. Il dissenso è represso. Anche tutti i mass media indipendenti sono stati chiusi. Pensiamo a Novaya Gazeta. Lo Stato sta dimostrando a tutti la sua forza e sta reprimendo il dissenso.

Anche gli avvocati non sono esenti da conseguenze, difendendo i dissidenti…

Lo Stato russo vuole far passare l’idea che se c’è il nero, allora è bianco. Siamo arrivati alle repressioni di Stalin del 1937. Una situazione inimmaginabile. Manca la libertà della parola e tutti coloro che pensano in modo indipendente ne pagano le conseguenze.

I media russi hanno parlato di Bucha e del razzo esploso alla stazione di Kramatorsk?

Quanto sta succedendo nelle televisioni e nei mass media russi è di un cinismo assoluto. Non si può usare altro termine. Ogni giorno si contesta la diffusione di fake news. Si trovano scuse assurde. Su Bucha si è parlato di una messa in scena con attori. Sui canali russi, per esempio, hanno messo degli esperti di fake news che ogni volta commentano quanto accade in Ucraina, evidenziando la diffusione di notizie non rispondenti al vero. Stiamo vivendo una guerra delle informazioni. Il governo russo cerca di spostare l’attenzione dalla guerra alle fake news e altre cose insignificanti. Ma il Paese aggressore è la Russia e l’Ucraina si sta difendendo. Le persone ragionevoli stanno e staranno con l’Ucraina.

Lei di recente, ricordando pure le guerre di Cecenia, ha detto che il popolo russo affronterà il pentimento per quanto sta accadendo in Ucraina. Sarà la prima fase per voltare pagina e iniziare a mettere da parte Putin e i suoi vent’anni di governo?

L’odio tra Ucraina e Russia durerà ancora per molto tempo. I russi devono riabilitare sé stessi. Il popolo ucraino già prima della guerra odiava quello russo. Con Putin le cose non potranno cambiare, considerando pure quanto sta succedendo in questi giorni. Se prima si parlava di negoziati di pace, ora questo tema si è perso. Si pensi al coinvolgimento del battaglione ceceno che è convinto di andare avanti senza pietà e rende irrealistica ogni iniziativa volta ad avvicinare le parti.

L’Ucraina quindi deve continuare a combattere?

Non ha altre alternative. Anche se qualcuno spera nella ripresa dei negoziati tra Putin e l’Ucraina. La visita del cancelliere austriaco potrebbe andare in questa direzione. Ma pensiamo anche a come è andata a finire con i tentativi di Macron.

Lei è preoccupata di una possibile vittoria di Marine Le Pen in Francia?

Non ho seguito, come ai tempi del mio lavoro in Channel One, con grande attenzione le elezioni in Francia. I risultati elettorali hanno premiato però Macron e lo danno in vantaggio al primo turno. Spero che vinca lui al ballottaggio.