L’intelligenza artificiale è destinata ad entrare sempre di più negli studi legali. È una evoluzione quasi naturale. Un segno dei tempi.

Lo dimostra il grande interesse a livello europeo con il diretto coinvolgimento del CCBE ( Consiglio dell’avvocatura europea) e della European lawyer association. Le due organizzazioni hanno redatto la “Guida all'intelligenza artificiale per gli avvocati”. Si tratta di un progetto che ha potuto contare su fondi comunitari e che è stato presentato a Bruxelles lo scorso 31 marzo.

Tra i protagonisti dell’iniziativa l’avvocata Carla Secchieri, consigliera del Cnf e vicepresidente del Comitato IT del CCBE. La guida ha un ambizioso obiettivo: fornire ai piccoli studi legali, che costituiscono la stragrande maggioranza delle realtà professionali non solo in Italia, ma in tutta Europa, delle informazioni su come poter utilizzare le opportunità fornite dagli strumenti di IA.

La realizzazione del volume ha richiesto due anni di lavoro e si è articolata in tre fasi. La prima ha permesso di svolgere una panoramica delle capacità nel campo dell'innovazione tecnologica dei piccoli studi legali, confrontata con le best practices in uso nel Regno Unito, negli Stati Uniti e nel Canada. La seconda fase ha portato all'elaborazione di un “Rapporto sulle barriere e le opportunità nell'uso di strumenti di elaborazione del linguaggio naturale nei piccoli uffici legali”. Di qui si è giunti alla redazione della guida vera e propria, grazie alla quale i lettori potranno trovare informazioni di carattere didattico sugli strumenti che possono essere sviluppati dagli studi legali e come utilizzarli.

L’Europa da tempo ha raccolto la sfida proveniente da altre parti del mondo. In primis Stati Uniti e Cina, due realtà profondamente diverse, che stanno investendo ingenti risorse anche nel settore dello sviluppo di nuove tecnologia nel settore legale. «L'intelligenza artificiale – dice al Dubbio Carla Secchieri - è il tema di moda. Sono moltissimi i convegni in cui si parla di intelligenza artificiale, spesso confondendola con la giustizia predittiva, che ne costituisce solo uno degli aspetti, e trattando il tema principalmente sotto il profilo dei diritti umani, fornendone pertanto una visione parziale che non tiene conto delle molteplici e utili possibilità di applicazione nel campo del diritto.

L'Europa, che sta concentrandosi molto sulla digitalizzazione, con il dichiarato intento di porsi quale potenza mondiale in questo campo, in posizione alternativa tra il modello flessibile degli Stati Uniti e quello autoritario della Cina, ha emanato una notevole quantità di documenti in questo campo. Primo fra tutti l'artificial intelligence act, che prende in considerazione la materia sotto tutti i suoi profili».

Il volume si rivela un prezioso punto di riferimento per i legali che vogliono conoscere le applicazioni di intelligenza artificiale di maggiore impatto. Queste vengono raggruppate in sei categorie: gli strumenti di supporto alla elaborazione di testi, atti e documenti; il supporto all'analisi di documenti, gli strumenti di recupero e analisi di testi, giurisprudenza e legislazione. Ampio spazio viene dato pure agli strumenti di dettatura ( speach to text), ai chatbot, e infine agli strumenti che possono assistere gli avvocati nel rendere alcuni processi amministrativi più snelli.

Quanto descritto nella guida del CCBE ( Consiglio dell’avvocatura europea) e della European lawyer association è già il presente o almeno dovrebbe esserlo.

Prendere dimestichezza con nuove tecnologie potrà consentire agli avvocati di migliorare la qualità della vita professionale e di avere più tempo a disposizione. «Gli strumenti di IA – commenta l’avvocata Secchieri - offrono alcune grandi opportunità che possono consentire agli studi legali più piccoli di rispondere adeguatamente alle richieste di una società sempre più digitalizzata, riuscendo a competere con successo anche con gli studi più grandi, migliorando la qualità dei loro flussi di lavoro assistendo al meglio un maggior numero di clienti e di piccole imprese.

Per capire come questi nuovi strumenti, che si basano su algoritmi, possano essere utili, ovvero dannosi, abbiamo ritenuto di dover anteporre una breve spiegazione di alcuni termini di base, quali ad esempio “corpus, dataset, benchmark, NPL”, che possano essere compresi dagli avvocati, così da poter consentire loro di orientarsi nella scelta dei prodotti che vengono proposti da produttori o rivenditori. Il tutto con la possibilità di selezionarli in base alle specifiche necessità».

Inoltre, la guida ha avuto la capacità di anticipare i tempi e alcune nuove esigenze dei professionisti. «Ecco perché – aggiunge Secchieri – è presente un capitolo nel quale abbiamo immaginato sei futuri scenari tratti dalla vita immaginaria di un avvocato del futuro, che utilizza il maggior numero possibile degli strumenti menzionati, in scenari per lo più realistici. Nell'ultimo capitolo abbiamo invece evidenziato sette aree di rischio di cui gli avvocati dovrebbero essere consapevoli nell'utilizzo degli strumenti di IA.

Tali rischi sono in parte tecnici ed in parte di violazione degli obblighi professionali, tenendo come riferimento la Carta dei principi fondamentali, la legge professionale europea e il Codice di condotta degli avvocati europei, tra i quali il massimo risalto deve essere dato al rischio di violazione dei dati personali e ai rischi insiti nel ricorso generalizzato al cluod computing».

Nelle pagine del volume si evidenzia un aspetto di non poco conto. Probabilmente resisterà al trascorre del tempo e all’evoluzione tecnologica, senza essere imbrigliato negli algoritmi o nei software. Il riferimento è alla componente umana; all’avvocato e dell’avvocata in carne ed ossa.

Il modello di studio legale tradizionale, grande o piccolo che sia, avrà ancora bisogno di legali con una capacità empatica e di comprensione verso i loro assistiti. Elementi che nessun modello di business o di legaltech potrà mai sostituire.