Una pietra miliare per ogni avvocato desideroso di distinguersi in aula nel sostenere le tesi difensive del proprio assistito. Il libro “Tecniche argomentative e oratorie” (Giuffrè, pagg. 389, euro 45) del penalista fiorentino Alessandro Traversi è molto più di un manuale: si legge come un saggio ed arricchisce il bagaglio culturale e tecnico di ogni lettore. Una cosa nient’affatto scontata. Non a caso quest’opera continua a riscuotere successo. A distanza di venticinque anni dalla prima pubblicazione il libro è giunto alla sesta edizione ed è stato tradotto in francese e spagnolo. Un precursore l’avvocato Traversi. Nel 1995, nella prefazione della prima edizione, evidenziava che «nel mondo d’oggi si tende a un tipo di comunicazione, sia verbale che scritta, sempre più concisa ed essenziale, quando si tratta non soltanto di comunicare, ma di convincere un uditorio della fondatezza delle proprie tesi o ragioni». Ecco, dunque, che «il discorso richiede necessariamente una certa tecnica sia nella preparazione, sia nell’esposizione, per poter catturare l’interesse dei destinatari ed ottenerne l’adesione».

Avvocato Traversi, in questa epoca di utilizzo massiccio di strumenti informatici e social l’arte oratoria è stata inaridita? 

Sicuramente l’utilizzo sempre più diffuso di strumenti informatici, quali WhatsApp, Instagram e Twitter, ha influito in modo significativo sul linguaggio. Basti pensare alla esasperata sinteticità delle espressioni, all’abuso di abbreviazioni, per non parlare dell’ormai quasi totale abbandono del congiuntivo, che, invece, rappresenta il modo tipico per esprimere una possibilità ipotetica, una non certezza o, perché no, un dubbio.

Le udienze in Tribunale hanno subito uno stop nel periodo pandemico. La professione forense sta andando incontro a profondi cambiamenti? 

La pandemia, in effetti, ha inciso sulla fisionomia del processo penale. Pensiamo, ad esempio, alle convalide da remoto e all’esclusione del pubblico dalle udienze dibattimentali. Va però detto che già da tempo si era avviato un progressivo ridimensionamento del valore dell’oralità nel processo penale, culminato nella regola secondo la quale, sia in appello che in Cassazione, la trattazione avviene con conclusioni scritte, salvo espressa richiesta di discussione orale.

Cosa l’ha indotta a scrivere il libro sulle tecniche argomentative e oratorie? 

Ricordo che all’inizio della professione mi soffermavo ad ascoltare le arringhe degli avvocati più famosi e brillanti, rimanendo affascinato dalla loro oratoria. E mi sono sempre chiesto se esistessero delle tecniche per migliorare l’elocuzione, meravigliandomi che all’università, fra le tante materie, non ve ne fosse alcuna dedicata ad un aspetto così importante per i futuri avvocati. Un’estate al mare, dopo aver letto le principali opere di antichi retori, fra cui Demostene, Cicerone e Quintiliano, mi è venuta l’idea di scrivere un libro sulle tecniche argomentative e l’arte della persuasione nel processo penale. Anche perché avevo visto quale interesse suscitava l’argomento nei partecipanti ai corsi di formazione professionale.

Queste tecniche si apprendono oppure occorre avere una particolare e naturale predisposizione per l’arte oratoria? 

Senz’altro una predisposizione naturale aiuta, così com’è in tutte le arti. Ciò nondimeno, ritengo che sia imprescindibile lo studio e la conoscenza delle fondamentali regole elaborate dagli antichi maestri di retorica, dato che ancora oggi sono pienamente valide per costruire un ragionamento argomentativo correttamente articolato e convincente.

Tecniche di persuasione e strategia difensiva. Vanno di pari passo per conseguire una vittoria giudiziaria? 

La strategia difensiva, intesa come individuazione del “punto nodale” del processo, scelta del rito e predisposizione degli argomenti da trattare per confutare l’assunto accusatorio, costituisce ovviamente l’aspetto principale, per non dire essenziale. Tuttavia alla strategia, che rappresenta la “sostanza”, si aggiunge l’importanza della “forma” attraverso la quale l’argomentazione difensiva viene prospettata al giudice. Ed è qui che entra in gioco la tecnica oratoria, finalizzata a far sì che il discorso risulti più efficace e persuasivo. Nel volume “Tecniche argomentative e oratorie” ho inserito molteplici esempi di figure retoriche utilizzabili, riportando altresì ampi stralci di arringhe moderne sia di accusa che di difesa, relative a processi che hanno avuto vasta risonanza nelle cronache giudiziarie. Questo per dimostrare come, pur essendo indubitabilmente cambiato nel corso del tempo lo stile dell’eloquenza forense, le tecniche di argomentazione e persuasione siano sostanzialmente invariate.

Quale consiglio si sente di dare ad un giovane avvocato, che si affaccia alla professione in questo periodo caratterizzato da profondi mutamenti? 

Il miglior consiglio, forse, è quello che ci dà Cicerone stesso nel De oratore, allorché, ai giovani che intendono intraprendere la professione di avvocato, suggerisce di non fossilizzarsi soltanto sullo studio del diritto, ma di ampliare le proprie conoscenze ad altre materie, quali la storia e la filosofia, e soprattutto di non trascurare la lettura dei grandi autori classici, grazie alla quale, così scrive, «sento che il mio modo di parlare sembra quasi prendere colore per effetto del loro influsso» (sentio orationem meam quasi colorari videatur).