Dopo l’ 11 settembre hanno benedetto la guerra infinita di George W. Bush, l’export della democrazia con i cacciabombardieri, le derive islamofobe dei neo conservatori di Washington, insomma tutto il campionario degli intellettuali embedded, da bellicosi atlantisti gonfi di karma occidentale quali erano, Per questo fa un po’ impressione osservare oggi i media vicini alla destra italiana (da Libero alla Verità, passando per Panorama e per gli schermi di Rete4) scagliarsi contro l’imperialismo americano, bacchettare l’infido espansionismo della Nato cui attribuiscono le principali responsabilità del conflitto in Ucraina e sparare a zero su Vlodymir Zelensky, liquidato come un povero idiota che sta portando il suo popolo alla rovina, come non mancano di sottolineare Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro tanto per citare due nomi noti al pubblico. C’è persino l'empatica condanna dell’invio di armi a Kiev che «aumenterà il numero di vittime».

Su Vladimir Putin appena qualche critica di circostanza per non apparire troppo schierati, ma con la convinzione che «non è possibile giudicare la Russia con i parametri della democrazia liberale» come ha spiegato il vicedirettore della Verità Francesco Borgonovo, opinionista fisso del pirotecnico talk show di Rete4 Fuori dal coro. Il programma condotto da Mario Giordano in questo mese di guerra ha ospitato decine di esperti, giornalisti, editori, analisti militari con posizioni “non allineate”, ha anche intervistato Alexander Dugin, il filosofo che si dice ispiri i pensieri del capo del Cremlino per il quale è in corso un «conflitto di civiltà», tra la Russia identitaria e tradizionalista e la molle e decadente società liberale.

La mutazione antropologica della destra in Occidente è plasticamente rappresentata da questo slittamento. Prima i blocchi nazionalisti e populisti hanno scippato alla sinistra “amica delle banche” il monopolio delle politiche sociali, ora si prendono anche la retorica pacifista e anti- americana, completando l’opera di cannibalizzazione.