Arriverà probabilmente oggi nel tardo pomeriggio la sentenza della Corte di Assise di Appello di Roma per la morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega. Otto le udienze, stamattina dieci minuti alle parti per le controrepliche. Poi i due giudici togati e i sei popolari si riuniranno in Camera di Consiglio per decidere il destino dei due giovani statunitensi: Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, condannati in primo grado all'ergastolo.

Due giorni fa ha concluso la difesa di Natale, con l'arringa dell'avvocato Francesco Petrelli che lo assiste insieme a Fabio Alonzi, e che ha subito stigmatizzato l'operato dei giudici di primo grado: «il punto più critico della sentenza è che il giudice ha operato una selezione arbitraria del patrimonio delle evidenze, eliminando tutto quello che avrebbe messo in crisi l'ipotesi accusatoria».

Addirittura Petrelli parla di «inequivocabile e grave travisamento della prova» in relazione ad uno specifico fatto: «occorre a questo punto censurare l’argomentazione con la quale la Corte di prima istanza ha ritenuto di poter dimostrare la conoscenza certa del Natale del possesso dell’arma da parte dell’Elder, in quanto fondata sul grave travisamento di un elemento di prova. Si legge, infatti, in sentenza - ricorda Petrelli - che "gli inquirenti sono risaliti all’Hotel Le Meridien dalle tracce di sangue rinvenute sulla porzione di marciapiede e sulla griglia che costeggia l’albergo (…), tracce che hanno dato esito positivo al Combur Test e al Bluestar Orbit". Data l’esistenza di questa fondamentale prova biologica "è evidente che in quel luogo Elder ha riposto l’arma nella custodia e poi nel tascone prima di rientrare in albergo, solo così possono spiegarsi le consistenti tracce di sangue rinvenute nel fodero (...) dunque Natale è esattamente consapevole quando si sta recando sul luogo dell’incontro che il suo amico è armato di un coltello da combattimento" ( Sent., p. 320)».

I giudici per Petrelli «trascurano un dato fondamentale, emerso all’esito degli approfondimenti tecnico biologici sulla identificazione di quelle tracce di sangue: esse non sono poi risultate compatibili con il Dna del Cerciello. Se ne deve dedurre in maniera inoppugnabile che quelle tracce non sono affatto il segno del passaggio dell’arma del delitto e del suo contestuale “gocciolamento”. Appare singolare - ha concluso il legale - che i giudici non si siano confrontati con tali risultanze scientifiche prima di formulare quella arbitraria considerazione. E poi come è mai possibile desumere da ciò che sarebbe avvenuto dopo il fatto, cioè la vista del coltello dopo che si era consumato il ferimento, la circostanza che Natale ne avrebbe avuto conoscenza anche prima?».

In sintesi Petrelli ha chiesto ai giudici di «riedificare la sentenza dalle fondamenta». Ricordiamo che il Pg Saveriano ha chiesto la conferma dell'ergastolo per Finn e 24 anni per Natale. La difesa del primo invece punta all'assoluzione perché l'imputato avrebbe agito per legittima difesa o in subordine per legittima difesa putativa; chiedono in alternativa l'esclusione delle aggravanti per poter accedere al rito abbreviato per la riduzione di un terzo della pena. La difesa del secondo invece chiede l'assoluzione per non aver commesso il fatto. Oggi sapremo come andrà a finire, ossia se la difesa è riuscita ad instillare il ragionevole dubbio nella Corte. Infatti la domanda principale a cui dovranno rispondere è: i carabinieri Andrea Varriale dice la verità quando sostiene che lui e Cerciello hanno mostrato i tesserini e si sono qualificati come militari dell'Arma? Se la risposta è sì per i due ragazzi arriverà una sentenza sfavorevole, se la risposta è no lo scenario attuale potrebbe cambiare di molto.