Brent Renaud, giornalista 51enne collaboratore, tra gli altri, del New York Times, è stato ucciso a Irpin in Ucraina. L’uomo sarebbe caduto sotto colpi di arma da fuoco sparati dall’esercito russo. Lo ha scritto su Facebook Andriy Nebytov, capo della polizia della regione di Kiev. «Gli occupanti stanno cinicamente uccidendo anche i giornalisti dei media internazionali che stanno cercando di mostrare la verità sulle atrocità delle truppe russe in Ucraina. Un corrispondente di 51 anni del New York Times è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco oggi a Irpin. Un altro giornalista è ferito», ha scritto Nebytov  sul social media. Brent Renaud aveva appena compiuto 51 anni. Insieme al fratello Craig, anche lui regista indipendente, produsse tra gli altri «Surviving Haitìs Earthquake: Children», vincitore del duPont-Columbia Award 2012, premiato insieme al progetto multimediale del New York Times «A Year at War» come un esempio di narrazione artistica e interattiva vissuta online. Brent ha passato gli ultimi venti anni a produrre film e programmi televisivi con il fratello. Erano noti per aver raccontato storie di umanità nei punti caldi del mondo: non solo il terremoto di Haiti, anche Iraq, Afghanistan, i disordini politici in Egitto e in Libia, la lotta per Mosul, l’estremismo in Africa, la violenza dei cartelli in Messico e la crisi dei giovani rifugiati in America Centrale. Il New York Times si dice «profondamente rattristato» per la morte del giornalista Brent Renaud in Ucraina ma specifica che il «videomaker di grande talento» non era in missione per la testata nel Paese. L’ultima collaborazione infatti risalirebbe al 2015. «È stato identificato come un nostro giornalista perché aveva un badge che gli era stato dato per un lavoro molti anni fa», spiega il giornale. La notizia dell’uccisione del giornalista «è orribile e scioccante», dice il Consigliere per la sicurezza Usa, Jake Sullivan, in una intervista alla Cbs. «L’ho appena appreso: mi consulterò con i miei colleghi, con gli ucraini, per determinare come sia accaduto, per poi misurare ed eseguire conseguenza appropriate come risultato di questo. Seguiremo questo ultimo sviluppo molto da vicino e risponderemo in modo proporzionale», ha aggiunto Sullivan. Intanto oggi Papa Francesco all'Angelus è tornato a chiedere con forza il cessate il fuoco. «In nome di Dio vi chiedo: fermate questo massacro!», ha detto il Pontefice, a proposito della «inaccettabile aggressione armata» in Ucraina. «Fratelli e sorelle, abbiamo appena pregato la Vergine Maria. Questa settimana la città che ne porta il nome, Mariupol, è diventata una città martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina. Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri», ha detto Francesco. «Col dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!».