«È una proposta inaccettabile. Non è che il Csm oggi sia un luogo ideale o che non si debbano pensare delle riforme, ma devono essere collocate dentro la cornice costituzionale attuale che garantisce autonomia e indipendenza alla magistratura». Lo dice al Fatto Quotidiano il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, bocciando l’idea di Luciano Violante di un’Alta Corte delle magistrature, un organismo con funzioni di giudice d’appello per le sentenze disciplinari emesse dal Csm e dai consigli delle altre magistrature, oltre che di giudice dei ricorsi contro le nomine delle magistrature. «Anche se venisse attuata con modifica costituzionale - sottolinea Santalucia - l’Alta Corte introdurrebbe nel sistema un elemento di incoerenza rispetto all’impianto della Costituzione che ha pensato il Csm con una composizione maggioritaria di membri togati in ossequio proprio al principio di autonomia e indipendenza della magistratura. Attualmente contro le sentenze disciplinari si può ricorrere alle sezioni unite civili della Cassazione per questioni di mera legittimità; con l’Alta Corte ci troveremmo a un secondo giudice di merito e pure con composizione ben diversa rispetto al Csm». «Se c’è una indicazione di ridimensionamento della magistratura - prosegue il presidente dell’Anm - se si vuole fare fuori il Csm, non posso che rispondere con le parole del presidente Sergio Mattarella, che ha ricordato l’irrinunciabilità dei valori di autonomia e indipendenza della magistratura che compongono il nucleo forte del sistema democratico. Mettere accanto al Csm un giudice d’appello con diversa composizione non ha senso, sarebbe uno strappo fortissimo rispetto ai principi costituzionali appena enunciati. E anche come organo che esamina i ricorsi contro le nomine, l’Alta Corte eroderebbe le competenze che spettano agli organi dei magistrati amministrativi, peraltro comprimendo il dritto del ricorrente che, in questo modo, avrebbe un unico grado». Quello di Mattarella di recuperare rigore e di dare fiducia ai cittadini, prosegue Santalucia, «più che un rimprovero ai magistrati è una esortazione del presidente a cui noi rispondiamo con convinta consapevolezza. Ha tutelato il principio dell’indipendenza, mettendolo al riparo da qualsiasi riforma, dopo di che ha richiamato la magistratura e non solo alla necessità di tenere fede ad alcuni principi. Da parte nostra non possiamo che essere grati al presidente e ci impegniamo per essere all’altezza del nostro compito».