Ma davvero Matteo Salvini ha deciso di bruciare la carta Casellati? Sì, perché a meno di accordi sottobanco con una parte del Movimento 5 Stelle contiano e pezzi consistenti del gruppo Misto il centrodestra non avrebbe alcuna possibilità di incoronare Capo dello Stato la presidente del Senato. E se l'inquilina di Palazzo Madama venisse buttata nella mischia solo per venire impallinata e passare ad altro candidato l'operazione sarebbe davvero spregiudicata. Perché esporre Maria Elisabetta Casellati a una bocciatura d'Aula significherebbe delegittimare la seconda carica dello Stato nell'esercizio quotidiano delle sue funzioni. Non solo. In caso di paradossale impasse prolungato, oltre il 3 febbraio, quando Sergio Mattarella dovrà lasciare comunque il Quirinale, Casellati si troverebbe anche se solo momentaneamente a farne le veci. E ritrovarsi al Colle, seppur a tempo, una presidente già scartata dal Parlamento provocherebbe un imbarazzo istituzionale senza precedenti. Ma magari Salvini ha altri conti in tasca e sa di poter portare a casa il risultato. Che implicherebbe la fine della maggioranza di governo e il ritorno immediato a elezioni. In questo caso l'operazione avrebbe almeno un senso politico. Perché per esporre la seconda carica dello Stato a una corrida parlamentare esclusivamente per vedere che effetto fa sarebbe solo una mossa irresponsabile.