Oltre 160 morti e quasi 6.000 arresti: questo il bilancio fornito dalle autorità kazake delle violenze che hanno scosso per diversi giorni il Paese, lasciando dietro di sé una calma densa di tensioni e interrogativi sul futuro. «La situazione è stata stabilizzata in tutte le regioni del Paese», ha assicurato il ministro dell'Interno ad interim, Yerlan Turgumbayev, aggiungendo però che continuano «le operazioni anti-terrorismo». Il regime dunque insiste nel descrivere quanto avvenuto come un complotto di «banditi e terroristi», che hanno approfittato delle proteste di piazza innescate dall'aumento del carburante Gpl per scatenare un attacco in grande stile contro le istituzioni. Un disegno in cui avrebbero avuto un ruolo centrale non meglio precisate potenze straniere. E a dimostrazione di questo le autorità di Nur-Sultan affermano che tra gli arrestati vi sono numerosi stranieri.

Anche Papa Francesco si mobilita per il Kazakhstan

Della crisi in Kazakhstan ha parlato durante all'Angelus anche Papa Francesco, esprimendo «dolore» per le vittime e auspicando che nella più importante ex Repubblica sovietica dell'Asia centrale «si ritrovi al più presto l'armonia sociale attraverso la ricerca del dialogo, della giustizia e del bene comune». Ad Almaty, più grande città e cuore economico del Paese dove sono avvenute le violenze più gravi - qui si registrano oltre 100 delle 164 vittime segnalate in tutto il Paese dal ministero della Sanità - la situazione fatica a tornare alla normalità. I testimoni riferiscono che di tanto in tanto si odono ancora degli spari, ma probabilmente si tratta di colpi esplosi in aria dalle forze di sicurezza a scopo di avvertimento. La preoccupazione principale, sottolineano i media locali, è data dalle difficoltà nel rifornimento di generi alimentari, mentre riaprono alcuni supermercati e negozi di quartiere. L'aeroporto rimane per ora chiuso anche se si parla di una riapertura lunedì, mentre le forze russe e degli altri Paesi del Trattato di sicurezza collettiva (Csto) hanno preso il controllo di alcune installazioni strategiche. Kazakhstan, gli interessi della Russia La Russia, attraverso il suo vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, ha detto che non intende discutere della situazione in Kazakhstan ai colloqui in programma a Ginevra con gli Usa, e in particolare non ha bisogno di fornire alcuna giustificazione per l'impiego nel Paese asiatico di truppe di Mosca e degli altri Paesi del Csto per aiutare il presidente Kassym-Jomart Tokayev a normalizzare la situazione. Un dispiegamento criticato nei giorni scorsi dal segretario di Stato Antony Blinken, che ora in un'intervista alla Abc ha chiesto anche a Tokayev di revocare l'ordine di «sparare per uccidere» dato per riportare la situazione sotto controllo. Lo stesso Tokayev si appresta a presentare martedì il nuovo governo che dovrà prendere il posto di quello guidato da Aksar Mamin, rimosso nei primi giorni della crisi. Un appuntamento atteso per valutare eventuali nuovi equilibri all'interno del regime, dopo la rimozione dell'ex presidente e uomo forte Nursultan Nazarbayev da capo del Consiglio di sicurezza nazionale e l'arresto del capo dell'Intelligence, Karim Masimov, fedelissimo di Nazarbayev che per due volte era stato primo ministro durante la sua presidenza.