Nuove ricerche degli imputati da compiere in Italia attraverso i carabinieri dell’antiterrorismo del Ros e la trasmissione degli atti al governo italiano per verificare eventuali esiti della rogatoria inoltrata all’Egitto nel 2019 e capire se ci sono margini per un’interlocuzione con le autorità egiziane. È quanto ha disposto il gup di Roma Roberto Ranazzi dopo la camera di consiglio nell’ambito della nuova udienza preliminare che si è tenuta stamattina sull’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Dopo l'annullamento del processo nell'ottobre scorso, il giudice ha fissato una nuova udienza per il prossimo 11 aprile: in quell’occasione si dovrà verificare se gli accertamenti disposti avranno avuto risultati. I carabinieri, per accertare il luogo di residenza o di lavoro degli imputati, quattro 007 egiziani, potranno utilizzare banche dati delle forze dell’ordine, elenchi telefonici e social network. «Siamo soddisfatti che la nostra battaglia di giustizia possa proseguire. Noi e con noi il "popolo giallo" e la scorta mediatica in sei anni non abbiamo mai avuto tentennamenti. Adesso chiediamo al governo di fare la sua parte e di rispondere alle istanze del giudice e alle nostre pretese di giustizia», commenta l’avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni. «Il nostro Paese, il nostro governo, scelga da che parte stare, se dalla parte di chi tortura e uccide e invoca impunità, o di chi chiede il rispetto di diritti inviolabili» ha aggiunto.