Dopo il caso del Sestante, il reparto degli “orrori” di osservazione psichiatrica del carcere di Torino, chiuso dopo la denuncia dell’associazione Antigone, assume ancora più importanza la discussione aperta a partire dalle proposte di riforma avanzate da Antigone stesso sulla vita negli istituti di pena.

Nelle settimane scorse, infatti, l’associazione a costruito un documento che prevede più possibilità di contatti telefonici e visivi, un maggiore uso delle tecnologie, un sistema disciplinare orientato al rispetto della dignità della persona, una riduzione dell'uso dell'isolamento, forme di prevenzione degli abusi, sorveglianza dinamica e molto altro. Per Antigone è necessario un nuovo Regolamento di Esecuzione dell’Ordinamento Penitenziario a oltre vent’anni dal precedente.

L’attuale regolamento in vigore dal 20 settembre 2000 con lungimiranza proponeva un’idea di detenzione fondata sul rispetto della dignità della persona e sul progressivo riavvicinamento alla società . Una parte delle norme m ha sicuramente contribuito ad elevare gli standard di detenzione nel nostro Paese; un’altra parte però necessita di una rivisitazione alla luce dei tanti cambiamenti normativi sociali, culturali, legislativi, tecnologici intervenuti negli ultimi due decenni; infine una terza parte ( quella che prevedeva interventi di tipo strutturale) richiede ancora piena attuazione.

Non poche disposizioni regolamentari sono rimaste lettera morta lungo gli scorsi vent’anni, a cominciare dalle indicazioni edilizie per adeguarsi alle quali era previsto un arco di tempo non superiore ai cinque anni. Nell’ultimo Rapporto di Antigone leggiamo che nel 47,7% degli istituti visitati vi sono celle senza doccia; nel 38,6% vi sono celle con schermature alle finestre che non favoriscono l’ingresso di luce naturale; nel 77,3% non è prevista una separazione dei giovani adulti ( meno di 25 anni) dai detenuti più grandi; nel 79,5% non c’è uno spazio ad hoc per i detenuti e gli internati di culto non cattolico; nel 20,5% dei luoghi non vi è un’area verde per i colloqui visivi nel periodo estivo.

Tanti i diritti delle persone detenute che possono essere tutelati con un regolamento in linea con l’attualità dei tempi: dal diritto alla salute, al diritto ai contatti con i propri affetti, ai diritti delle minoranze ( stranieri, donne), ai diritti lavorativi, educativi, religiosi. Tra i vari punti proposti da Antigone, vale la pena soffermarsi sulle articolazioni per la Tutela della Salute mentale. Le articolazioni sono luoghi di cura, diagnosi e trattamento delle persone detenute e internate con patologie psichiatriche. «La collocazione in tali Articolazioni - sottolinea Antigone -, non può avere mai ragioni disciplinari, di sicurezza o di gestione dell’ordine interno all’istituto». Vi sono collocate le persone che sono in “osservazione psichiatrica” al fine di valutare la compatibilità con il carcere, le persone dichiarate incapaci di intendere e volere per vizio parziale o totale di mente, i “minorati psichici” e tutti coloro per cui, in ragione delle condizioni di salute mentale, non possono essere collocati in altre sezioni.

Ogni Articolazione ha una capienza massima di 15 posti (identica a quella prevista dalla l. 180/ 1978 per gli Spdc degli ospedali). L’assegnazione è obbligatoriamente proposta da un medico psichiatra e approvata dal direttore sanitario e dal dirigente penitenziario: secondo Antigone non può mai autonomamente essere decisa dall’Amministrazione Penitenziaria e, al fine dell’assegnazione all’Articolazione, occorre considerare il criterio della territorialità. La permanenza non può superare i 15 giorni, prorogabili di altri 15, informando il Tavolo permanente della salute mentale.

La collocazione delle Articolazioni deve essere, per quanto possibile, distaccata dal resto dell’istituto, al piano terra e con possibilità di accesso ad area verde. L’accesso all’aria, in proroga rispetto al regime ordinario, è garantito per almeno 8 ore al giorno. Le camere detentive non devono essere strutturalmente diverse da quelle delle altre sezioni, va garantito il wc in ambiente separato e la doccia in cella. La possibilità di avere celle “diverse” ( ad esempio prive di suppellettili o con mobilio ancorato ai pavimenti), secondo Antigone deve rispettare gli standard internazionali in materia, non deve mai avere carattere afflittivo, disciplinare o punitivo.

La permanenza in queste camere deve essere costantemente monitorata e non può protrarsi oltre le 48 ore. Tali celle sono contigue al resto dell’Articolazione e mai distaccate o isolate. Nelle Articolazioni deve essere impiegato soltanto personale socio- sanitario, mentre il personale di polizia penitenziaria si deve occupare solo della sorveglianza esterna dell’Articolazione e interviene all’interno solo su richiesta del personale sanitario o in caso di necessità. Antigone, sottolinea nella sua proposta, che la loro presenza non deve essere comunque mai continuativa e avviene solo dopo specifica formazione. Nello stesso tempo deve essere agevolato l’accesso di professionisti sanitari esterni rispetto al personale Asl, di fiducia della persona detenuta o internata.