La morte di Francesco Arata rappresenta una grande perdita per l'avvocatura poiché in lui si incarnavano molti dei valori fondamentali che deve avere un avvocato e che oggi sono sempre più rari. Francesco era anzitutto un uomo di cultura, un appassionato di lettere e di storia: una dote che si è andata perdendo trovando sempre meno spazio nelle discussioni in Tribunale i richiami a quegli esempi letterari che tante volte hanno consentito a un difensore, e anche al pubblico ministero, di esprimere un concetto meglio di quanto potesse fare un atto del processo o una norma di legge .Ma di lui si deve ricordare soprattutto la correttezza, la serietà professionale, la lealtà nei rapporti con i colleghi e con i magistrati. Ha messo le garanzie, ed il rispetto della persona umana, sempre al primo posto vedendo nel giudice il depositario di questi valori. Ci è accaduto di discutere sulla magistratura, avendo anche opinioni diverse: Francesco ne dava quasi sempre un giudizio positivo e se vi era una qualche critica da fare, questa doveva riguardare soltanto le eventuali deviazioni del singolo magistrato. La magistratura in sé era sempre vista come la vera garante del diritto e dei diritti. Ha sempre dimostrato di conoscere a fondo le carte del processo: in udienza, pur nei momenti di inevitabile tensione, ha sempre mantenuto il suo modo corretto e gentile di confrontarsi con le altre parti. Talvolta appariva rigoroso e fermo nei suoi convincimenti, ma mai veniva meno al rispetto dell'opinione del suo interlocutore o dell'avversario. Non voglio parlare di lui come avvocato di successo: è noto che è stato impegnato nel crac del Banco Ambrosiano, nei processi Enimont, Parmalat e Montepaschi. Ma non è per questo che voglio ricordarlo: si può essere un grande avvocato, un avvocato di successo, ma non avere quella personalità che fa dell'avvocato un punto di riferimento per la difesa dei diritti, per la capacità di essere esempio di tolleranza, per l'attenzione ai drammi umani che ogni assistito vive, per essere il solo sostegno nei momenti più bui della vita. Francesco aveva tutto questo, ed è per questo che voglio ricordarlo.