Ultimo giro in Commissione Giustizia al Senato per la riforma del processo civile, il cui approdo in Aula è previsto per la prossima settimana. A chiudere il cerchio, dopo i vertici delle ultime ore tra ministero e capigruppo di maggioranza in Commissione Giustizia al Senato, sarà la conclusione della votazione sugli emendamenti, che dovrebbe terminare oggi. Un’accelerazione dei tempi auspicata, nei giorni scorsi, dalla sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina (M5S), che sta seguendo il provvedimento per conto del Governo, e accolta con soddisfazione dalla ministra Marta Cartabia. Gli emendamenti problematici, dunque, troveranno oggi una definitiva riformulazione in sede ministeriale, grazie anche all’ascolto prestato alle obiezioni sollevate dall’avvocatura. Per quanto riguarda il tema della prima udienza, quello più problematico nell’ottica delle istituzioni forensi, è stata eliminata l’equiparazione tra contumacia e non contestazione, sulla quale erano state manifestate perplessità. In tema di preclusioni, sono stati previsti inoltre termini intermedi tra gli atti introduttivi e la prima udienza, in modo da permettere agli avvocati di argomentare. Dal punto di vista del governo e della maggioranza, l’obiettivo raggiunto, al netto delle riformulazioni, è quello di aver rivisitato il rito, dando “effettività” alla prima udienza e velocizzando, in tal modo, tutto il procedimento. Relativamente al diritto di famiglia, invece, ieri mattina è stato depositato un emendamento che sintetizza la posizione di tutti i gruppi per la delega relativa al Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie, la cui nascita è prevista per il 2024. Il tutto partendo da un’operazione di tecnica interpretativa che sgombra il campo da ambiguità sulla competenza tra Tribunale dei minori e quello ordinario. Il nuovo Tribunale sarà composto dalla sezione distrettuale e dalle sezioni circondariali. Nel nuovo assetto, le competenze civili, penali e di sorveglianza del tribunale per i minorenni verranno trasferite alle sezioni distrettuali del nuovo Tribunale, ad eccezione di alcune materie, come ad esempio l’allontanamento dei minori, oltre a tutte le competenze civili attribuite al tribunale ordinario nelle cause riguardanti lo stato e la capacità delle persone. Escluse le cause aventi ad oggetto la cittadinanza, la famiglia, l’unione civile, le convivenze, i minori e tutti i procedimenti di competenza del giudice tutelare, oltre ai procedimenti relativi al risarcimento del danno endofamiliare. Nel progetto delle relatrici, i giudici che faranno parte del nuovo Tribunale saranno scelti tra quelli dotati di specifiche competenze in materia e dovranno essere assegnati in via esclusiva alla nuova struttura. Per quanto riguarda i magistrati onorari assegnati ai Tribunali per i minorenni al momento della istituzione del Tribunale per le persone, gli stessi saranno assegnati all’ufficio per il processo costituito presso le sezioni distrettuali e circondariali del suddetto Tribunale, con inoltre la possibilità di occuparsi di conciliazione, informazione sulla mediazione familiare, ascolto del minore e sostegno ai minorenni ed alle parti, con attribuzione di specifici compiti puntualmente delegati dal magistrato togato assegnatario del procedimento. Nel progetto viene anche stabilita l’informatizzazione del tribunale, con l’introduzione della consolle del magistrato e del pubblico ministero per tutti i procedimenti civili di competenza, da attuare con provvedimenti del ministero della Giustizia. «L'istituzione del Tribunale per la famiglia e i minori è un passo importante, dopo l'unificazione del rito che aveva proposto il governo con i suoi emendamenti - ha commentato Anna Rossomando (Pd), relatrice del ddl assieme Fiammetta Modena (Fi) e Julia Unterberger (Svp) -. Permette anche di parificare realmente i diritti di tutti i minori, compresi quelli nati fuori dal matrimonio, assicurando tutte le garanzie. Come relatrici abbiamo raccolto e riformulato proposte presentate da quasi tutti i gruppi». Per quanto riguarda gli emendamenti alla parte che riguarda il rito, Rossomando ha evidenziato che «il Pd si sta impegnando perché la procedura assicuri la tutela alle vittime di violenza, sia diretta sia assistita». La Commissione, ieri, ha votato i primi due emendamenti governativi, tra i quali quello che mira a favorire i riti alternativi, in particolare mediazione e negoziazione assistita. La proposta Cartabia allarga il ricorso alle Adr, contemplando, ad esempio, i contratti di associazione in partecipazione, di consorzio, di franchising, di opera, di rete, di somministrazione, di società di persone, di subfornitura e per le cause di lavoro. Previsti incentivi economici e fiscali e il patrocinio gratuito per mediazione e negoziazione assistita. Il governo ha espresso parere favorevole su ordini del giorno che ampliano il ricorso alla mediazione, votando negativamente quelli finalizzati ad un restringimento del campo. Per quanto riguarda la negoziazione assistita in tema di lavoro, infine, l’orientamento è quello di valorizzare le specializzazioni, aprendo le porte ai giuslavoristi. Indirizzo, questo, che gli stessi Avvocati giuslavoristi italiani avevano appoggiato in sede di audizioni e votato anche nel corso della sessione ulteriore del Congresso nazionale forense, con l’approvazione di diverse mozioni in tal senso. A ciò si associa la possibilità di una conciliazione in sede sindacale.