Giorgio Gori segue Goffredo Bettini e annuncia in una lunga intervista al “Foglio” la decisione di firmare tre referendum sulla giustizia promossi dal Partito Radicale e sostenuti in toto dalla Lega di Matteo Salvini. Ma per il sindaco di Bergamo, esponente del Partito Democratico, questo non è un problema.

I referendum che piacciono a Gori

«Ho letto l'appello di Bettini. Condivido l'idea che possa essere una spinta per affrontare i nodi irrisolti della giustizia», afferma al Foglio, Giorgio Gori. «Firmerò in maniera convinta sulla separazione delle carriere, utile per evitare contiguità che rischiano di turbare l'equilibrio tra accusa e difesa. Sulla limitazione della custodia cautelare, e per il superamento delle previsioni di incandidabilità e ineleggibilità previste dalla legge Severino prim'ancora di un definitivo giudizio di responsabilità. Mentre non condivido l'azione diretta di risarcimento nei confronti dei magistrati. Infine, credo che la riforma dei meccanismi di elezione del Csm e l'equa valutazione dei giudici siano temi importanti ma più adatti ad essere affrontati in sede parlamentare».

Il fronte della Lega

Giorgo Gori non si scompone quando la domanda ricade sulla Lega di Salvini. «Ma il sostegno della Lega, le cui finalità strumentali mi paiono evidenti, non può essere un disincentivo a sostenere battaglie ispirate ai princìpi del garantismo, fondamentali per la cultura democratica e riformista», sottolinea Gori, il quale dice la sua anche sulla riforma della giustizia. «La legge Cartabia segna un importante passo avanti. Supera definitivamente le storture della legge Bonafede e ha elementi di innovazione, ad esempio nel contenimento delle indagini preliminari. Ciò detto, sulla giustizia il lavoro da portare avanti è talmente ampio che Parlamento e referendum possono procedere in parallelo». Dal punto di vista politico, ritornando sul ddl penale, conclude così: «Si possono accettare piccoli compromessi, com'è stato sulla riforma Cartabia, non atti di subalternità come fu l'approvazione della legge Bonafede nella stagione del Conte bis. La nuova legge riscatta la credibilità del Pd sul terreno della giustizia».