E addirittura commovente il trasporto emotivo con cui una fetta dellala garantista della nostra politica e intellettualità ha accolto la decisione di Luca Palamara di fondare un proprio movimento politico. Ed è sorprendente la speranza che ripongono nelluomo, (lex) magistrato, che ha scoperchiato il Sistema, certo, ma che, per sua stessa ammissione, prima ha contribuito a crearlo fino a diventarne punto di riferimento, mente, mandante e terminale. E quando parliamo del Sistema ci riferiamo al controllo sulle nomine delle procure più importanti del Paese, al condizionamento delle toghe in politica, pianificato e perseguito in modo mirato: i 39 processi a Silvio Berlusconi dicono qualcosa? E i 19 ad Antonio Bassolino? Per non parlare dellagguato a Clemente Mastella quando era ministro della giustizia o alle centinaia di governatori e sindaci indagati, massacrati mediaticamente e poi assolti. Insomma, la lista degli orrori sarebbe davvero troppo, troppo lunga. Ma ora cè chi pensa seriamente di affidare la battaglia garantista a uno degli artefici di quel massacro. Intendiamoci, Palamara ha tutto il diritto di entrare in politica e di raccontare che lo fa per il bene della giustizia, perché ha scoperto che i processi sono troppo lunghi, che il potere delle procure è eccessivo e che il sistema delle correnti genera mostri. Tutto vero: solo che noi lo sostenevamo quando lui era dallaltra parte della barricata...