Sabino Cassese, stimato giurista, accademico e presidente emerito della corte costituzionale, sull’ipotesi di obbligo vaccinale spiega che «fa bene il governo a seguire un criterio progressivo, prima il convincimento, poi una certificazione che garantisca quell’interesse della collettività di cui parla la Costituzione, solo come rimedio ultimo un obbligo vaccinale generalizzato per tutti» e sul green pass ricorda che «non comporta un obbligo generalizzato ma, come è stato osservato, costituisce un requisito o una idoneità». Professor Cassese, si parla molto di istituire una qualche sorta di obbligo vaccinale, così come fatto per gli operatori sanitari, anche altre categorie di popolazione, come gli insegnanti. È un’idea fattibile? Certamente. La Costituzione dispone che possono essere introdotti trattamenti sanitari obbligatori, ponendo un solo limite: quello di farlo per legge. Quindi, richiede un intervento del Parlamento. Inoltre, la Costituzione stabilisce che la Repubblica tutela la salute, aggiungendo che lo fa sia per tutelare un diritto dell’individuo, sia per assicurare un interesse della collettività. La conseguenza di queste due disposizioni è molto chiara. Possono essere disposti trattamenti sanitari obbligatori. La corte costituzionale ha aggiunto che la legge che li dispone deve essere non discriminatoria e proporzionata. Si riflette poi sull’obbligo anche per i giovanissimi, vista la recente crescita di casi in quella fascia d’età, con il leader della Lega, Matteo Salvini, che invita a «tenere giù le mani dai bambini». Ritiene possibile l’obbligo per i minorenni? Suggerisco brevi corsi sulla storia d’Italia per ricordare a tutti i dubitanti che obblighi vaccinali sono stati disposti già nel 1939, nel 1963, nel 1966, nel 1991 e nel 2017; che le persone in età pediatrica, da zero a 16 anni, sono già soggetti a un obbligo vaccinale. Questo obbligo riguarda ben 10 vaccinazioni. Inoltre, vi sono anche sanzioni: sanzioni pecuniarie e di segnalazione alle procure presso i tribunali dei minorenni. Infine, malattie una volta epidemiche, come la poliomielite e il morbillo, sono state quasi completamente sradicate, non solo in Italia, grazie a vaccinazioni obbligatorie, fatte a tappeto perché solo la copertura vaccinale a tappeto può assicurare quell’interesse della collettività di cui parla la Costituzione. Di pari passo con la discussione sull’obbligo vaccinale c’è quella sull’utilizzo del green pass, quantomeno per l’accesso in luoghi molto affollati. Quali dettati costituzionali dovrebbe rispettare uno strumento del genere? Il cosiddetto green pass non comporta un obbligo generalizzato ma, come è stato osservato, costituisce un requisito o una idoneità. Così come si richiede la patente per poter guidare un’automobile in un luogo pubblico o aperto al pubblico, si richiede una vaccinazione e la relativa certificazione per poter frequentare cinema, discoteche, ristoranti, scuole. Per l’esattezza, il green pass, a sua volta, non è una certificazione di vaccinazione perché certifica anche altri stati, quali quello di contagiato e guarito o quello di persona che ha subito un test antigenico. In questo caso, il green pass ha durata diversa. Anche un’idoneità o requisito di questo tipo dovrebbe comunque essere disposta con legge, come con il decreto legge 44 di quest’anno è stato disposto il requisito della vaccinazione per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori sanitari nelle strutture sanitarie pubbliche e private e negli studi professionali. Anche in questo caso vi sono provvedimenti di carattere latamente sanzionatorio, come la sospensione delle prestazioni, l’assegnazione a mansioni diverse, anche di carattere inferiore e, ove ciò non sia possibile, la sospensione della retribuzione. Confindustria lo vorrebbe anche per entrare nei luoghi di lavoro e c’è chi ipotizza un suo utilizzo per entrare in Parlamento, nei mezzi pubblici, nelle discoteche. È possibile differenziarne l’uso a seconda dei luoghi? È certamente  possibile stabilire requisiti per l’accesso in certe zone o luoghi di lavoro. La possibilità di disporre trattamenti sanitari obbligatori generali, il rimedio più generalizzato, contiene la formula più limitata. Altro problema è quello della progressività nell’introduzione dei diversi obblighi, anche dal punto di vista soggettivo, cioè del perimetro coperto. Fa bene il governo a seguire un criterio progressivo, prima il convincimento, poi una certificazione che garantisca quell’interesse della collettività di cui parla la Costituzione, solo come rimedio ultimo un obbligo vaccinale generalizzato per tutti. Su obbligo vaccinale e green pass in maggioranza c’è molto fermento, con la Lega su posizioni altalenanti e contrapposte a quelle del resto del governo, con la sola eccezione, talvolta, del Movimento 5 Stelle. Pensa che a forza di tirare alla fine la corda possa spezzarsi? Non conosco la forza della corda. Ricordo soltanto che una volta si temevano le streghe e i negromanti e noto che ora molte posizioni di opposizione sono mosse dal desiderio di guadagnare opinioni favorevoli nei sondaggi, ma penso che gli italiani siano in grado di valutare chi si preoccupa davvero della salute dei cittadini. Stiamo per entrare nel semestre bianco, da Costituzione il periodo in cui il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere. Crede che approfittando dell’occasione qualcuno potrebbe mettere in difficoltà l’esecutivo, magari abbandonando la maggioranza? Non so dare una risposta a questa domanda, ma credo che si sia sopravvalutato il peso del cosiddetto semestre bianco. Il potere di scioglimento delle assemblee parlamentari è solo uno dei molti poteri del presidente della Repubblica nei confronti del governo e del Parlamento. Ad esempio, l’autorizzazione alla presentazione dei disegni di legge del governo in Parlamento e il rinvio delle leggi al Parlamento per una nuova deliberazione. Quindi, semestre bianco non vuol dire che scompare quel tutore della Costituzione che è il presidente della Repubblica.