«Se si permette che mani e piedi vengano legati, come prassi di ordinaria amministrazione nell’istituto, a discrezione dei sorveglianti, in breve si riscontrerà nel paziente un totale processo di regressione e si darà l’avvio a ogni genere di trascuratezza e tirannia». Lo disse già nel 1850 lo psichiatra e direttore di manicomio inglese John Conolly. E fu lui, una sorta di Basaglia ante litteram, ad abolire nel suo istituto i tradizionali metodi di repressione fisica e psicologica. Parliamo, appunto, della contenzione meccanica e psichica. Ad inizio del ventesimo secolo in Italia, in occasione del primo congresso della Società freniatrica italiana, si ribadì la necessità di escludere tutti i mezzi di contenzione dalla pratica manicomiale: «Essi possono – e quindi devono – essere sostituiti dalla sorveglianza continuata di personale idoneo ed in numero sufficiente e dall’impiego di opportuni calmanti». Anche Basaglia era contrario alla contenzione meccanica Lo stesso Basaglia, alcuni decenni dopo, in occasione della sua prima visita al manicomio di Gorizia, affermò: «No, io non lo firmo il registro della contenzione». Fu il suo primo no che poi portò alla legge 180 e all’abolizione dei manicomi. Ma siamo nel 2021 e la contenzione meccanica è ancora una pratica diffusa. Lo stesso garante nazione delle persone private della libertà ha posto numerose osservazioni sul problema. Nel corso delle sue visite effettuate presso alcuni Servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC), ha ribadito che la contenzione non deve essere mai considerata come un atto medico trattamentale e deve essere utilizzata sempre come extrema ratio.Ora, forse, finalmente ci sarà una svolta. L'impegno del ministro della Salute Roberto Speranza In occasione della seconda conferenza nazionale “Per una salute mentale di comunità”, a conclusione del suo intervento, il ministro della Salute Roberto Speranza ha affermato di aver raggiunto un importante risultato: il tavolo tecnico sulla salute mentale ha prodotto un documento e lo schema di Accordo per il superamento della contenzione meccanica nei luoghi di cura della salute mentale e tale bozza è stata poi inviata alla Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome.Il primo capitolo del documento approfondisce in che cosa consiste la contenzione meccanica. «È la pratica – si legge nella bozza - volta a limitare o impedire il movimento volontario di una persona in cura, allo scopo dichiarato di evitare che procuri danno a sé stessa o ad altri». Il documento del tavolo tecnico sulla salute mentale La contenzione meccanica, per l’immobilizzazione, totale o parziale, della persona utilizza «presidi meccanici quali cinghie, lacci, fasce, polsini, cinture, corpetti, bretelle, tavolini servitori, spondine». C’è scritto nero su bianco che «si tratta di un atto di limitazione della libertà personale, lesivo della dignità e dei diritti della persona». Quella meccanica non è l’unico metodo di contenzione. Nel documento si sottolinea che nei luoghi di cura sono anche praticate la contenzione fisica, che consiste nel blocco temporaneo della persona da parte dell’operatore con il proprio corpo; la contenzione ambientale, ovvero l’impedimento alla libera circolazione della persona attraverso interventi sull’ambiente (porte chiuse, recinzioni, cancelli, ecc.) e la contenzione farmacologica che utilizza alti dosaggi di farmaci sedativi per ridurre la capacità di vigilanza della persona e la capacità di movimento. La contenzione meccanica è quella che più interroga dal punto di vista etico e giuridico «Le ricerche evidenziano che le diverse forme di contenzione di norma coesistono, giustificandosi a vicenda», si legge sempre nella bozza elaborata dal ministero della salute. Ovviamente è la contenzione meccanica quella che più interroga dal punto di vista etico e giuridico, dal momento che si configura come una condizione di «soggezione totale» rappresentando «la più estrema privazione della libertà immaginabile», nonché dal punto di vista sanitario, posto che «non ha né una finalità curativa né produce materialmente effetto di migliorare le condizioni di salute del paziente», ma al contrario può produrre gravi esiti psicofisici, fino alla morte. Nei servizi del Dsm la contenzione è pratica diffusa Il ministero della Salute ammette che la contenzione meccanica nei servizi del Dipartimento di Salute Mentale (Dsm) è un fenomeno poco conosciuto e poco monitorato. I dati disponibili sono parziali, non confrontabili e talvolta non riportati in cartella clinica. Nei servizi del Dsm la contenzione è pratica diffusa, a volte routinaria anche se sommersa, «non omogeneamente applicata nelle diverse regioni ma, soprattutto, con differenze notevoli tra un servizio e l’altro che non trovano giustificazioni di ordine epidemiologico». I servizi del Dsm in cui prioritariamente si attua sono i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (Spdc), le strutture residenziali e le comunità terapeutiche, pubbliche e private accreditate.