È una condanna farsa che mette fine a un processo farsa in cui l’imputato non potrà ricorrere in appello.

Viktor Babariko, ex amministratore delegato della banca Belgazprombank, appena 11 mesi fa sfidava il padre- padrone della Bielorussia Alexandr Lukashenko ( al potere da oltre 26 anni) come candidato principale dell’opposizione.

Oggi è un politico e un uomo finito: dovrà infatti scontare 14 anni di reclusione in una colonia penale di massima sicurezza e pagare una multa di 18 milioni di dollari. Così ha deciso la Corte suprema che lo ha riconosciuto colpevole di corruzione ( avrebbe intascato delle tangenti) e cospirazione: per i verdetti della più alta istituzione giuridica del Paese è previsto c un unico grado di giudizio inappellabile. Altre otto persone sono state condannate nello stesso processo. Tranne Babariko, tutti hanno patteggiato la pena.

La sua più vicina consigliera, Maria Kolesnikova, è stata una delle tre figure femminili che hanno guidato la protesta dell'opposizione dopo il suo arresto con decine di migliaia di persono che sono scese in piazza scontrandosi contro il muro di repressione del regime. Lei stessa è stata incarcerata dopo aver rifiutato di andare in esilio ed è stata perseguita per ' cospirazione politica per prendere il potere'. Il procedimento penale contro gli ex alti dirigenti della Belgazprombank è iniziato a Minsk lo scorso febbraio. Secondo la procura di Minsk una banda legata al crimine organizzato sfruttava le attività della banca, sotto la guida di Babariko, prelevando denaro all’estero. Il nucleo del gruppo criminale si sarebbe formato entro nel 2008, e sino al 2020 l’ex banchiere avrebbe coordinato le azioni dei suoi membri, stabilendo l’incarico di ognuno e assegnando loro remunerazioni illecite.

L’avvocato Dzmitry Layeusk parla di «sentenza politica vergognosa» e poiché in Bielorussia non esistono tribunali superiori a cui appellarsi annuncia una ricorso al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. Babariko, 57 anni, si era dimesso nel maggio dello scorso anno dalla banca di proprietà della Gazprom PJSC statale russa per correre contro Lukashenko alle elezioni presidenziali. In poche settimane, le autorità lo hanno arrestato dopo aver aperto un'indagine criminale nella banca. Babariko è stato tenuto in prigione per più di un anno dal servizio di sicurezza dell'ex repubblica sovietica, che ancora oggi è chiamato KGB.

Da quando ha rivendicato la vittoria con l' 80% delle elezioni di agosto denunciate come fraudolente dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, Lukashenko ha condotto un'incessante campagna di repressione contro gli oppositori. Mentre l'Occidente ha risposto con sanzioni, il presidente russo Vladimir Putin ha sostenuto il suo alleato e rafforzato i legami con la Bielorussia oggi come mai protetta dal Cremlino. Centinaia di attivisti sono tuttora in carcere o sono fuggiti all'estero dopo la violenta repressione della polizia durante le manifestazioni di protesta, con diffuse accuse di tortura in custodia raccolte dalle organizzazioni umanitarie e da osservatori indipendenti.

Sul caso Barbariko è intervenuta l’Unione europea, denunciando un processo fuori dal perimetro dello Stato di diritto e chiedendo l’immediata liberazione dell’oppositore. In una nota ufficiale il Servizio europeo per l’azione esterna ( Seae) afferma che Babariko è detenuto «per il solo motivo di aver cercato di esercitare il suo diritto politico di candidarsi alle elezioni presidenziali dell’agosto 2020». Per il Seae, «questa sentenza è uno degli almeno 125 recenti verdetti ingiusti e arbitrari dei tribunali bielorussi in processi politicamente motivati, spesso tenuti a porte chiuse e senza un giusto processo legale».