Nei giorni scorsi l’Aiga ha espresso profonda preoccupazione la nuova proposta di riforma del processo civile formulata dal governo a mezzo degli emendamenti apportati al D. L. n. 1662 del 09.01.2020, con cui sono state tutte le proposte fino ad oggi avanzate e relative all’unificazione ed alla speditezza dei processi, mantenendo inalterati gli attuali procedimenti diversificati ed anzi aumentando le ipotesi di restrizione della tutela dei diritti per il cittadino, con un inasprimento delle ipotesi di nullità degli atti e di improcedibilità della domande formulate nonché un inasprimento delle conseguenze in caso di soccombenza che stridono fortemente con l’attuale incertezza del diritto in un Paese ormai affetto da bulimia normativa.

Anche le notizie in ordine alle proposte governative in materia di riforma del processo penale impongono una particolare attenzione, con il concreto rischio di inasprimento dei profili di inammissibilità delle impugnazioni. Più in generale, complice anche l’assenza di una adeguata rappresentanza dell’Avvocatura sia nella Commissione istituita per la riforma del processo civile sia nella Commissione istituita per la riforma del processo penale, si rischia di consegnare al Paese riforme del tutto inadeguate ad una vera modernizzazione del settore Giustizia.

Sul punto, appare pienamente condivisibile il grido d’allarme lanciato dal Consiglio Nazionale Forense qualche giorno fa, quando ha affermato che l’obiettivo della riduzione dei tempi non si raggiunge soltanto con interventi sulle regole del processo, evidenziando come siano necessari interventi su organizzazione, investimenti e organico. Proprio in tema di organizzazione, anche il progetto indicato nel Pnrr appare lacunoso, soprattutto perché non prende in considerazione quella che, ad avviso di Aiga, costituirebbe la più importante delle riforme in materia: l’istituzione del c. d. Manager del Tribunale, che sappia organizzare il funzionamento dei Tribunali con criteri manageriali.

Ma è soprattutto sulla riforma dell’ordinamento giudiziario che si gioca la credibilità di questo governo. Che si tratti di una riforma non più rinviabile è ormai chiaro anche agli spiriti più conservatori. Una riforma seria dell’ordinamento giudiziario non potrà però non passare per la previsione della separazione delle carriere, con conseguente creazione di due Csm, uno per i magistrati inquirenti e l’altro per i magistrati giudicanti. Per farla, serve una riforma costituzionale. Questo governo ha i numeri per approvarla, anche in tempi brevi. La speranza è che, oltre ai numeri, possa trovare anche il coraggio.

*Antonio De Angelis, presidente dell'Associazione italiana giovani avvocati (Aiga)