L’avvocato Alberto Vitale del Foro Padova temeva di veder relegata la sua vicenda in un ambito prettamente locale. Così non è stato e quanto denunciato dalle colonne del nostro giornale ha acceso i riflettori delle istituzioni. All’avvocato Alberto Vitale, 51 anni, è stata riconosciuta una grave invalidità, essendo cieco ventesimista.

La Cassa forense eroga nei suoi confronti un assegno di invalidità di circa 640 euro mensili. L’emergenza sanitaria ha acuito le difficoltà anche dei legali, costretti a fare i conti con un preoccupante calo di lavoro e fatturati. L’importo riconosciuto a Vitale e ai professionisti che versano nelle sue stesse condizioni è esiguo. Una beffa alla quale si aggiunge l’impossibilità di aggiungere il reddito di ultima istanza, introdotto lo scorso anno dopo lo scoppio della pandemia. Questo sussidio, infatti, non è stato previsto per i beneficiari di assegno di invalidità erogato dall’istituto di previdenza della categoria professionale di appartenenza.

Proprio come nel caso di Alberto Vitale. Una situazione di grave disparità, nonché discriminatoria, che non è passata inosservata e ha indotto il senatore Udc Antonio De Poli a presentare martedì un’interrogazione a risposta scritta alle ministre della Giustizia e per le Disabilità. Il parlamentare ha chiesto a Marta Cartabia ed Erika Stefani l’opportunità di «rivedere le norme introdotte dai decreti Cura Italia e Rilancio, che sembrerebbero palesare una disparità di trattamento tra lavoratori con disabilità e non, al fine di consentire anche a quanti percepiscono la pensione di invalidità e hanno subito gravi perdite economiche a causa della pandemia, il reddito di ultima istanza». Il senatore De Poli definisce «incredibile» la storia di Vitale e dopo aver letto l’articolo sul Dubbio ha voluto prendere subito l’iniziativa. «Stiamo parlando – dice De Poli - di un avvocato ipovedente escluso dal reddito di ultima istanza, introdotto dalla legge n.27/ 2020. Si tratta di una palese discriminazione ingiustificabile. Di qui la richiesta alle ministre della Giustizia e per le Disabilità di intervenire e di rivedere le disposizioni in essere che, ad oggi, prevedono che tale sussidio non sia previsto per i soggetti beneficiari di assegno di invalidità». La richiesta di De Poli è chiara: «L'esecutivo ponga rimedio a questa situazione che, come è ovvio, non riguarda solo l'avvocato Vitale, ma anche centinaia e centinaia di altre persone. È evidente che si tratta di un’ingiustizia che va sanata al più presto. Mi auguro che si possa individuare una soluzione normativa in grado di porre rimedio a questa situazione».

Il caso Vitale è noto a Via Arenula. Fonti della ministra della Giustizia assicurano, prima ancora che sia trasmessa la risposta all'interrogazione del senatore De Poli, l'attenzione e l'interessamento della guardasigilli Marta Cartabia sul caso dell'avvocato patavino. L’avvocato Alberto Vitale non nasconde la sua soddisfazione sulle iniziative che si stanno prendendo. «Nel ringraziare la ministra per le disabilità Stefani e il senatore De Poli – afferma - mi preme sottolineare che siamo evidentemente di fronte a una legge anticostituzionale e discriminatoria, che colpisce, oltre al sottoscritto, altri 1500 colleghi avvocati invalidi in Italia, in una situazione pandemica già difficile in particolare per i professionisti e le partite iva».

Il presidente del Consiglio dell’ordine degli Avvocati di Padova, Leonardo Arnau, è convinto che sia «giunto il momento di eliminare ogni forma di disparità di trattamento per gli avvocati invalidi». «Confido - prosegue Arnau - nella sensibilità delle ministre Cartabia e Stefani. Non è comprensibile quanto sta accadendo. L’esclusione degli avvocati invalidi dal reddito di ultima istanza è qualcosa di discriminatorio. È opportuno ricordare che l’assegno di invalidità serve a far fronte alle difficoltà che il beneficiario affronta nella vita quotidiana. Difficoltà acuite dalla pandemia verso la quale servono provvedimenti adeguati pure per porre fine a tante situazioni paradossali emerse nell’ultimo anno».