«La ministra Marta Cartabia ha manifestato la convinzione che la priorità è la diminuzione della popolazione detenuta e che, per quanto l’edilizia penitenziaria, i soldi vanno indirizzati per ristrutturare le carceri e non costruirne di nuove». Così Rita Bernardini spiega a Il Dubbio l’incontro, durato più di un’ora, avuto con la guardasigilli con la delegazione composta dall’esponente radicale, dall’ex senatore Luigi Manconi e dallo scrittore Sandro Veronesi.Per prima cosa l’esponente del Partito Radicale ha presentato i loro dati per quanto riguarda il sovraffollamento carcerario, il discorso delle celle inagibili che dilata ancor di più il numero dei posti disponibili. «Erano presenti anche i due sottosegretari alla Giustizia, in particolare Francesco Paolo Sisto si è reso disponibile per fare una nuova elaborazione del sovraffollamento reale carcere per carcere e presentare alla ministra la reale dimensione del problema», racconta sempre la Bernardini. Dall’incontro è emersa una chiara, e non inaspettata, visione diametralmente opposta al ministro precedente. Dalle parole, si passerà ai fatti? «C’è una apertura da parte della ministra – spiega Bernardini – sulla necessità delle misure deflattive e c’è una possibilità che l’emendamento di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata, possa essere incardinata nel disegno delega sul penale». Parliamo, ricordiamo, della proposta di modifica della liberazione anticipata già prevista dall’Ordinamento Penitenziario, che consiste di far passare gli attuali 45 giorni a 60 giorni di liberazione anticipata ogni semestre. Mentre per quella speciale si è in attesa di trovare un provvedimento alla quale agganciarla.Durante l’incontro, come osserva sempre Bernardini, è emerso che la ministra Cartabia, oltre al fatto che bisogna puntare alle misure alternative e non a nuove carceri, è ben coscia dell’importanza dei penitenziari che risiedono nel cuore delle città e non in mezzo al nulla. L’incontro tra le due donne, unite dalla stessa sensibilità sul tema penitenziario, non sarà l’ultimo. Ma il primo di una lunga serie.