Nadia è una simpatica cassiera nel supermercato sotto casa, da un anno ha il marito in cassa integrazione ed il suo lavoro è per ora lunico reddito pieno della famiglia.Non perde buonumore e pazienza, solo il sorriso un po incrinato ogni tanto: un anno fa lei e le sue colleghe erano indicate come modelli dai molti avvocati smaniosi di tornare nelle aule, sprezzanti del pericolo. Allora ci ricordavano a noi dubbiosi cagasotto la funzione sociale dellavvocato e il ruolo di servizio pubblico del nostro lavoro. Donata, invece, è lassistente di un pubblico ministero, ogni tanto sfodera il lato arcigno con gli avvocati invadenti, ma ci tiene a precisarmi che lei lo smart working non lo ha mai fatto né chiesto (pur potendo per per le sue condizioni di salute) e che lei peraltro non lascerebbe mai solo il dottore che vede faticare tanto. Il dottore è un uomo esuberante e simpatico, per quanto tignoso come avversario, una persona seria ed uno che in effetti ho sempre trovato in ufficio.Donata nellimmaginario di molti miei colleghi appartiene ad una categoria di parassiti scrocconi che rubano lo stipendio senza lavorare. Lei ed i suoi colleghi sono stati i facili bersagli in un anno disgraziatissimo per noi avvocati, funestato da morti, fatica e difficoltà centuplicate.Ho citato due esempi umani di persone non privilegiate, che come noi avvocati hanno attraversato la pandemia restando al loro posto di lavoro. Ho visto invece crescere tra i colleghi risentimento e rabbia, quella sindrome vittimistica che alimenta rancore senza prospettiva. Ed abbiamo tutti visto cosa generi il risentimento di massa, il mito del popolo contro gli altri.Considero espressione di questo risentimento anche la pretesa di essere considerati una categoria da privilegiare per la somministrazione dei vaccini, oltre ad altre rivendicazioni come quella di ricevere un reddito di cittadinanza. Infatti, a dare la stura, come sempre, è stata la stravagante scelta di alcuni governatori regionali, sempre sensibili a soddisfare un certo genere di richieste, di concedere la precedenza ai magistrati. Invece di denunciare questa scelta per quello che è (una volgare piaggeria),lidea di alcuni autorevoli esponenti dellavvocatura è stata quella di gridare: vengo anchio,inno generazionale ma eterno degli sfigati.Vinicio Nardo, presidente del Coa di Milano, ha definito una guerra tra poveri la corsa a sopravanzare agli altri che rischia di scatenarsi tra le varie categorie di lavoratori. Ecco, a me sembra che il vero peso che si trascina lavvocatura è labitudine a crogiolarsi nel proprio sentimento di inferiorità. La condizione di vittima può essere anche una vocazione, uno strumento per fare duna presunta inferiorità o emarginazione un pervasivo, efficace strumento di rivendicazione e di lucro socio-politico. Di più: seguendo una concezione meramente corporativa della propria professione può essere anche una tattica efficace.Io mi aspetto qualcosa di diverso, non mi piace lidea di una corporazione, preferisco quella di una comunità di professionisti intellettuali che abbia il senso dello Stato. Noi non siamo e non saremo mai, non potremo mai essere un pezzo dello Stato, ma siamo una fetta importante della democrazia italiana che senza gli avvocati non esisterebbe. Questo è il senso di un impegno sociale né più né meno degli insegnanti, delle forze dellordine, di chiunque adempia ad una funzione vitale per il proprio paese e che può trovarsi fatalmente esposto a dei rischi in certi frangenti. Ecco noi avvocati non siamo un corpo sociale estraneo, neanche alla sofferenza degli altri ricordiamocelo anche oggi.