«Per oltre due anni intercettazioni video e  audio nello studio legale e sul dispositivo mobile di uno stimato collega del nostro Foro! Questi fatti di cronaca, appresi di recente e riguardanti un’inchiesta che ha coinvolto uno stimato collega del nostro Foro, inducono il Direttivo della Camera di Roma a esprimere sdegno e preoccupazione per un modus operandi che dimostra ancora una volta come le Procure abbiano in spregio la norma dell’art. 103 c.p.p. che, come è noto, prevede il libero svolgimento del mandato difensivo, ponendo al riparo da indebite intrusioni il Magistero dell’Avvocato». È quanto si legge in una nota del Direttivo della Camera Penale di Roma. «La stessa idea di uno studio legale sottoposto a controllo continuativo e costante da parte di una Procura della Repubblica mina alla base il ruolo fondamentale che la Costituzione assegna al difensore nel quadro degli equilibri processuali insiti nel concetto di Giusto Processo e di Stato di diritto - affermano i penalisti romani - Lo studio di un Avvocato è luogo dove ogni giorno decine di clienti elaborano strategie difensive e scambiano con il proprio difensore notizie coperte da segreto professionale che la legge protegge da ogni tipo di intromissione o di interferenza indebita». «Da poco abbiamo assistito ad altri fatti intrusivi nello svolgimento del mandato difensivo e li abbiamo denunciati anche agli organi di disciplina (Csm e Pg della Suprema Corte, se mai interverranno); il che dà conferma di quanto venga poco rispettata la norma del codice di rito. Riteniamo - prosegue la nota - che sia giunto il momento di una forte presa di posizione dell’Avvocatura, che non può vedere violato un luogo che deve invece rimanere inviolabile a garanzia di tutti e a fronte del necessario e corretto bilanciamento degli interessi in gioco, ricordando ai Signori inquirenti che la norma di cui all’articolo 103 c.p.p. è una diretta applicazione del principio del Giusto Processo». «Il Direttivo della Camera penale ribadisce la centralità del ruolo del difensore all’interno del processo e l’esigenza che esso venga garantito in tutte le sue espressioni, contro ogni forma di indebita compressione; considera premessa necessaria di qualsivoglia confronto la condivisione da parte della Magistratura del principio di inviolabilità del diritto di difesa in modo da escludere alla radice il rischio di ripetersi di situazioni del genere; si riserva di intraprendere tutte le ulteriori iniziative necessarie per garantire i diritti dei difensori e dei loro assistiti» conclude la nota dei penalisti romani.