«In tempi di pandemia non deve esser trascurata la condizione di coloro che lavorano e vivono nelle carceri. Spesso sovraffollate esposte al rischio e alla paura del contagio e particolarmente colpite dalla funzione necessarie a contrastare la diffusione del virus». Con queste parole il presidente del Consiglio, Mario Draghi, garantisce l'impegno del governo sulle carceri nel corso della replica in Aula alla Camera in vista del voto di fiducia. Il governo intende lavorare sulla giustizia civile e penale per arrivare a un «processo giusto e di durata ragionevole in linea con la media degli altri paesi europei», aggiunge Draghi. Sulla giustizia «non c’è dubbio che bisognerà intraprendere azioni innovative per migliorare l’efficienza della giustizia civile e penale quale servizio pubblico fondamentale, che rispetti tutte le garanzie e i principi costituzionali che richiedono un processo giusto e un processo di durata ragionevole, in linea con la media degli altri paesi europei», ha detto Draghi. Secondo il presidente del Consiglio è necessario anche «tutelare il sistema economico contro il rischio di infiltrazioni criminali». «Un Paese capace di attrarre investitori, anche internazionali, deve difendersi dai fenomeni corruttivi - ha detto Draghi - Rappresentano un pericolo di ingerenza criminale, anche da parte delle mafie, e un fattore disincentivante sul piano economico per gli effetti depressivi sulla competitività e la libera concorrenza. Nella replica di ieri, a proposito dello sviluppo nel Mezzogiorno, ho detto: sì, certo, c’è il credito d’imposta, ma la prima cosa è assicurare legalità e sicurezza. Gli altri strumenti si possono usare, si devono usare, ma se manca quella base..». Con riguardo al settore degli appalti pubblici, «tradizionalmente sensibili al tema della trasparenza delle procedure e della corretta selezione degli operatori, centrale è il ruolo dell’Anac, anche per i suoi compiti di vigilanza collaborativa con le amministrazioni pubbliche», ha continuato il presidente del Consiglio, secondo cui «una delle chiavi per combattere la diffusione della corruzione è rappresentata dai presidi di prevenzione, ovvero da quegli strumenti anche di natura pattizia con cui si fa schermo ai tentativi di interferenza illecita esercitata a fini corruttivi». Tuttavia «molto resta da fare in vista della prevenzione, oggi perseguita attraverso strumenti e meccanismi di carattere ancora troppo formali. Questi meccanismi impegnano pubblici funzionari, cittadini e imprese in numerosi adempimenti che sottraggono tempo e rendono meno efficace l’azione amministrativa, finendo così per alimentare più che prevenire fenomeni di illegalità. Qui la semplificazione avrebbe una funzione anti-corruttiva. Dobbiamo spostare l’asse degli interventi su un piano più sostanziale, puntando sui due cardini di un’efficace politica di prevenzione, trasparenza e semplificazione. La trasparenza della pubblica amministrazione è il presupposto logico. I cittadini devono poter far sentire la loro voce. È la base per la responsabilità. Quindi accesso alle informazioni, siano essi dati quantitativi o qualitativi. Questo consente ai cittadini di analizzare l’attività e i processi decisionali pubblici. Il tutto in un virtuoso rapporto di collaborazione tra istituzioni e collettività amministrate, che veda rispettato il principio del coinvolgimento attivo della cittadinanza nelle scelte e riesca ad alimentare e consolidare la fiducia nelle istituzioni, ma anche il necessario controllo sociale», ha concluso.