Il politologo e sociologo Luca Ricolfi ritiene che al momento per Draghi «l’obiettivo di far stare tutti dentro prevalga sull’obiettivo di cambiare il paese» e si stupisce che il Pd, «il più grande partito della sinistra, non abbia una sola conquista da difendere» nell’interlocuzione con il presidente del Consiglio incaricato.

Professor Ricolfi, come uscirà il Pd dalla situazione di imbarazzo provocato dall’ingresso della Lega nella futura maggioranza?

Credo potrebbe uscirne molto male, a meno che il governo Draghi non faccia una politica talmente di sinistra da costringere la Lega a tirarsi fuori. Sarebbe lo scenario migliore per il Pd ma il suo guaio è che ora non si può più dire che Salvini è “il bambino cattivo”. Se la Lega resta al governo abbastanza a lungo toglie al Pd la sua arma principale. Nelle consultazioni ogni partito ha avuto una bandiera da agitare, tranne il Pd che non ha alcun provvedimento importante da difendere, essendosi limitato a occupare il potere per un anno e mezzo cedendo su tutto ai Cinque stelle. È curioso che il più grande partito della sinistra, erede del Partito Comunista, non abbia una sola conquista da difendere.

A proposito di M5S, crede che andrà verso una scissione o la rinnovata vocazione europeista lo terrà unito?

Se l’esperimento Draghi durerà, il M5S si trasformerà in un partito analogo ai verdi, con più seguito elettorale di quello che un partito ecologista ha avuto fin qui in Italia. È normale, perché i verdi sono il classico partito né di destra né di sinistra, dal momento che nessuno è contro l’ambiente. Da un lato ci può essere un’evoluzione del partito in “verde” e potrebbe arrivare intorno all’ 8 per cento ma non certo alle cifre dei verdi tedeschi. Dall’altra parte mi aspetto che i pentastellati affezionati al messaggio originario si costituiscano in Parlamento come gruppo autonomo e una scissione mi pare inevitabile.

Chi invece non si scinderà è certamente la Lega, che ogni ora che passa sostiene in maniera sempre più convinta il governo Draghi. Se lo aspettava?

Credo che nelle intenzioni quella della Lega sia una mutazione vera e propria, una specie di svolta di “Fiuggi” in salsa leghista. È una svolta epocale, non attuata con un congresso ma in un modo un po’ estemporaneo. Ma ha dovuto farlo, perché altrimenti Fratelli d’Italia l’avrebbe scavalcata come posizionamento a destra. Ma la Lega potrebbe anche tornare sui suoi passi, nel caso fosse costretta a uscire dal governo in modo brutale.

Cioè?

Se Draghi mettesse la patrimoniale o a maggio esplodessero gli sbarchi e il governo si comportasse come il Conte bis, credo che la Lega andrebbe in grande difficoltà e l’investimento di Salvini potrebbe rivelarsi effimero. Ma non credo che rivedremo il Salvini negazionista sul virus o antieuro. In ogni caso i prossimi sei mesi saranno cruciali.

Crede che sulla questione tasse Salvini abbia ceduto rispetto all’iniziale richiesta di flat taxi?

Quello che mi stupisce è che Draghi non abbia promesso una riduzione delle tasse, ma soltanto un non aumento. Se non aumenti le tasse ma fai una rimodulazione in senso progressivo significa aumentare le tasse ai ceti medio alti. E non so se Salvini e Berlusconi e lo accetterebbero.

Molti leader di partito sono stati protagonisti di questa crisi. Pensa anche lei, come altri, che siamo di fronte alla fine della politica?

A me sembra una discussione nominalistica su cosa vogliamo chiamare politica o meno. Accadrà semplicemente che appena il capoclasse uscirà gli scolaretti ricominceranno a lanciarsi il cancellino. Questi politici sono quasi tutti di livello imbarazzante, anche se c’è ancora qualche politico di razza. Alcuni sono interessati solo al consenso, altri anche al potere, ma che questa strigliata di Mattarella e Draghi possa cambiarne la natura credo sia una pia illusione.

Pensa che Draghi stia gestendo bene l’incarico affidatogli dal Capo dello Stato?

Credo che non stia affatto sfruttando l’opportunità che gli viene data. Mi aspettavo che dicesse anche alcune cose dolorose e ora immagino un discorso alle Camere a cui sarà difficile dire di no, perché sarà tutto incentrato sugli obiettivi da raggiungere e non sui costi per raggiungerli. Che per forza di cose alcuni gruppi sociali subiranno.

Eppure un compito arduo attende l’ex presidente della Bce. Crede che sarà in grado di portare a termine il lavoro?

Se ti comporti come ho descritto sopra significa che non stai rieducando il sistema politico ma ti stai adattando al suo modo di essere, che è quello di trovare un equilibrio di potere e non di attuare un difficile programmati governo. Vedendo come si è umiliato nel confronto con Grillo ho l’impressione che l’obiettivo di far stare tutti dentro prevalga sull’obiettivo di cambiare il paese. Quando è arrivato Monti pensavo potesse fare grandi cose poi mi sono accorto che ha messo solo grandi tasse. Per questo non mi fido molto dei governi tecnici e non mi illudo.

Come immagina i prossimi mesi per il nostro paese?

Forse ho una visione un po’ semplicistica, ma tendo a pensare che Draghi non sarà in grado di risolvere in pochi mesi nessuno dei mali che affliggono l’Italia, come del resto non ci riuscirebbe nessun altro. La sua popolarità dipenderà in parte dall’individuare due o tre provvedimenti nei primi cento giorni che siano molto popolari. Per fare un esempio, potrebbe far procedere tutte le opere pubbliche sul modello del nuovo ponte di Genova. E poi, oltre a scelte politiche corrette, gli servirà un po’ di fortuna nella gestione dell’epidemia: se fra tre mesi avremo il doppio dei casi di oggi è un conto, se ne avremo la metà è un altro. Ma mi aspetto che a maggio gli italiani tireranno un po’ le somme e se dal punto di vista sociale e sanitario le cose non saranno migliorate allora si farà dura.