Ci risiamo. È il loro momento. Il momento di chi freme all’idea di rottamare i Tar. Sospetto che nasce anche dai “precedenti” di uno tra i maggiori sponsor della nuova fase politica: quel Matteo Renzi che anche da premier ha spesso evocato la giustizia amministrativa come un inutile orpello. Ma non può lasciare indifferenti una circostanza: proprio da queste pagine ieri ha espresso valutazioni molto critiche e avanzato ipotesi assai risolute, sulla funzione di Tar e Consiglio di Stato, una figura autorevole, attendibile e competente come Carlo Nordio. Dei rischi contenuti in una riforma che “asfaltasse” il giudice amministrativo parliamo con Mario Sanino, presidente dell’Unaa ( l’Unione nazionale avvocati amministrativisti). Il quale non esita a “controdedurre” le considerazioni di Nordio.

Presidente Sanino, sembra diffusa nel Paese la percezione secondo cui la giustizia amministrativa sarebbe un peso che in questo momento rischia di rallentare la ripresa economica. Un peso su cui intervenire. Ad esempio, Carlo Nordio, in un’intervista di ieri su questo giornale, ha detto che le amministrazioni sono penalizzate perché ogni loro atto può essere impugnato davanti al Tar, il quale molto spesso indugia, oppure concede una sospensiva, e la sentenza arriva molto tempo dopo. È una rappresentazione corretta?

In parte sì, ma solo in parte. Certamente ci sono casi in cui i processi amministrativi rimangono pendenti troppo a lungo. In linea di massima, oggi i giudizi in materia di appalti pubblici sono stati resi molto più veloci. Ma è sempre da promuovere ogni riforma tecnica che consenta la miglior efficienza. Però, ed è questo il punto, è completamente sbagliato pensare che la giustizia amministrativa sia un peso inutile, ed è sbagliato scandalizzarsi perché un giudice può annullare gli atti di un’amministrazione. Non solo non c’è niente di strano che sia così, ma è anzi necessario che sia così, per avere un sistema di tutela dei cittadini e di garanzia della legalità complessiva dell’azione delle amministrazioni. Quello che deve essere compreso, prima che si diffondano idee sbagliate, è che i Tar forniscono una tutela concreta a cittadini e imprese nei confronti degli atti amministrativi proprio perché hanno il potere di annullarli quando sono illegittimi. E se non ci fosse un giudice in grado di incidere sull’esercizio del potere pubblico, mancherebbe una tutela effettiva nei confronti del potere pubblico esercitato in modo scorretto.

Pensare di poter sopprimere la giustizia amministrativa significa insomma cancellare una parte dei principi su cui si fonda la civiltà giuridica così come siamo abituati a conoscerla.

Non può mancare la possibilità di rivolgersi a un giudice contro atti e comportamenti illegittimi delle pubbliche amministrazioni. Ciò è imposto dalla Costituzione e dal diritto europeo. Detto questo, è ovvio che il processo non deve aggravare oltre misura i tempi della macchina amministrativa.

Ma Nordio parlava anche di imprevedibilità della decisione del giudice amministrativo.

Il giudice amministrativo deve decidere se un atto impugnato davanti a lui sia legittimo o no in base alle norme vigenti. Molte volte l’equivocità, l’imprevedibilità delle decisioni, dipende dalla qualità della normazione. E poi certamente qualche volta sbaglia anche il giudice amministrativo. Ma deve sbagliare “da solo”, essendo indipendente dai condizionamenti del potere pubblico.

È il tema dell’interferenza tra la pubblica amministrazione e il suo giudice. Secondo Nordio è irragionevole che tre giudici, per il solo fatto di aver vinto un concorso, interferiscano su scelte di valore politico.

È necessario assicurare l’efficienza e l’indipendenza del giudice amministrativo perché le sue decisioni forniscano quella garanzia di legalità che è indispensabile al Paese per reagire efficacemente ai fenomeni di inefficienza e malgoverno. L’obbiettivo non può essere insomma quello di sottrarre gli atti amministrativi a una valutazione giurisdizionale di legittimità, perché in tal modo verrebbero allentati dei freni importantissimi all’illegalità. Serve anzi un giudice amministrativo tecnicamente preparato, che conosca davvero l’attività delle amministrazioni, senza fermarsi all’apparenza. Quasi nessuna amministrazione oggi omette più una motivazione, per quanto “vuota”, o una comunicazione dell’avvio del procedimento. Ma questo non può bastare, è necessario un giudice che valuti l’illegittimità senza limitarsi agli aspetti solo esteriori dell’azione amministrativa.

La proposta avanzata ancora da Carlo Nordio di ridurre gli atti impugnabili solo ad alcune tassative ipotesi limiterebbe la possibilità di accedere alla giustizia amministrativa?

L’accessibilità, la possibilità di arrivare davanti al giudice, è un problema fondamentale e persistente della giustizia amministrativa. Non con riferimento agli atti impugnabili (quali mai sarebbero quelli “tassativamente impugnabili”?) ma con riferimento all’abnorme entità del contributo unificato specie in materia di appalti pubblici. E giustamente la presidente del Cnf, Maria Masi, ne ha fatto cenno nel suo discorso davanti al Consiglio di Stato all’inaugurazione dell’anno giudiziario di qualche giorno fa. Ogni volta che un cliente non fa ricorso per l’entità del contributo unificato è per me un caso di denegata giustizia e di malfunzionamento dell’ordinamento: data la finalità di garanzia della legalità dell’attività amministrativa, fare ricorso al Tar non serve solo a chi lo fa ma all’intero sistema.

Scusi presidente, la sua non rischia di passare per una difesa d’ufficio della giustizia amministrativa?

No, lo spirito che ci muove non è uno spirito corporativo. Siamo operatori sul campo, ma ben consapevoli dell’importanza sociale del nostro lavoro, per la tutela del cittadino e perché la pubblica amministrazione possa migliorare.

Insomma non si tratta solo d’impedire la rottamazione degli avvocati amministrativisti?...

Con il nostro lavoro siamo a fianco quotidianamente sia di amministratori e funzionari, alle prese con responsabilità e norme spesso “ingestibili”, sia dei cittadini e delle imprese che si debbono confrontare con ritardi e abusi. Non si tratta di rottamare né noi né i giudici dell’amministrazione (perché, comunque si regolino le giurisdizioni, un giudice dell’amministrazione deve esserci). Si tratta, invece, di concorrere a realizzare il diritto di tutti ad una buona amministrazione.