Il filosofo Massimo Cacciari giudica «un paradosso» il ragionamento di Sabino Cassese, che in un'intervista al Dubbio aveva definito il governo Draghi «un successo e non un fallimento della politica», e accusa il giudice emerito della Corte Costituzionale di essere «ipocrita o in malafede».

Professor Cacciari, perché non è d’accordo con Cassese?

Chi delira al punto di dire che questo non è il fallimento della politica o è in malafede o è un ipocrita. Il ragionamento di Cassese è condotto sul filo del paradosso. È evidente che Draghi non sia l’esito di una buona politica ma di una non politica. È il prodotto del naufragio della politica e non c’è nulla di cui essere fieri. È la non politica di Salvini, Conte, Renzi e tutti gli altri che ha condotto a questo esito. Non so cosa ci sia da allietarsi e da fare i complimenti a Renzi, visto che è uno degli artefici di questa catastrofe.

Non ritiene dunque il governo Draghi come la risorsa miglior per poter gestire e spendere i fondi del Recovery plan?

Nessuno meglio di Cassese sa che potrebbero arrivare in Italia tutti i Recovery plan che vogliamo ma finché non si mette a posto l’assetto amministrativo, burocraticoe regionale i problemi di questo paese non verranno risolti. E Draghi non potrà mettere mano a questo, perché sono riforme chepuò realizzare soltanto una maggioranza politica forte e coesa, non la banca d’Italia.

Eppure il presidente incaricato punterà molto sulle riforme di fisco, giustizia e Pubblica amministrazione, come chiesto da Bruxelles. Non basterà?

Mi auguro che nasca una maggioranza in grado di spendere in modo decente e con tempestività i fondi europei, malgrado l’ingessamento di tutta la pubblica amministrazione. Spero che faccia le cose come si deve dal punto di vista tecnico, ma è un governo destinato a durare un anno, fino all’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

Che importanza ha, anche mediatamente, il ritorno sulla scena di Silvio Berlusconi?

Nell’ammucchiata in cui tutti sono costretti a tifare Draghi c’è anche Berlusconi, ma non ha alcun ruolo decisivo. Neanche nel cambio di rotta di Salvini, che invece è stato convinto da Giorgetti, Zaia e Toti. Assistiamo al ritorno dei cosiddetti “pragmatici”, ma è tutta gente che manca di senso del pudore, che fallisce politicamente ma poi fa finta di nulla e si imbarca con il governo del Presidente.

Si riferisce ad alcuni partiti in particolare?

Mi riferisco a tutti, perché non si sa più quale sia la strategia di ogni partito. Tutti ora dovranno cercare di definirsi, potranno sfruttare l’occasione, sotto l’ombrello protettivo del governo Draghi, e se sono intelligenti dovranno cercare di riposizionarsi in vista delle politiche che saranno tra un anno o due al massimo.

I partiti oggi mancano di ideologie o di idee?

Entrambe. È un pastrocchio dove tutti dicono le stesse cose: nessuno più parla di alcuni motivi discriminanti, come ad esempio la tragedia dell’immigrazione, che non viene più trattata da nessuno. Nessuno affronta il problema di come distribuire il carico di questa crisi, non si parla di patrimoniali e di tasse, come se potessimo andare avanti a fare debito da qui all’eternità. E questo spiega l’ammucchiata intorno a Draghi che però, non per colpa sua, non potrà affrontare alcuno dei temi su cui si discute in Italia da trent’anni.

Lei parla di riorganizzazione dei partiti, eppure Zingaretti a chi gli chiede di indire un congresso risponde che farlo ora sarebbe «un assillo da marziani»...

Mi risulta che Zingaretti sia diventato segretario vincendo le primarie sulla base della proposta di fare un congresso serio di questo pseudo partito. Se ha cambiato idea non posso farci nulla.

Come giudica il posizionamento di Fratelli d’Italia, che probabilmente sarà l’unico partito all’opposizione?

Fd’I si è differenziata e dal punto di vista della coerenza non gli si può dir nulla. Che questo gli porti voti e sia utile non posso dirlo, certo ha scelto una linea diversa rispetto agli alleati che può anche essere apprezzata sotto certi aspetti.

Giuseppe Conte è uscito di scena, che futuro lo aspetta?

È una persona che ormai fa politica, come era inevitabile e come è successo a Mario Monti. Conte ha anche più capacità politiche ed è molto abile tatticamente. Pare sia anche simpatico e quindi si metterà a fare politica, è normale. Se avrà la possibilità di fare il leader nel Movimento quella sarà la strada, altrimenti farà un movimento suo come punto di mediazione tra Pd e M5S. È un personaggio che ha la storia che ha, può fare un governo un giorno con la Lega e un giorno con Liberi e uguali. È un perfetto esemplare dei tempi che viviamo.

Ritiene che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia gestito bene la crisi?

Il Capo dello Stato deve verificare se c’è una maggioranza parlamentare, e se c’è la deve mangiarla anche se gli è indigesta, come quella tra Lega e M5S. Quando dà un incarico è costretto a dire che questo è quello che serve al paese. Ha grandi poteri ma non può fare lui le leggi e vedremo cosa farà il nuovo governo.

Diamo per scontata la nascita dell’esecutivo Draghi. Come vede i prossimi mesi per il nostro paese?

Dipende. Se il governo Draghi sarà efficace nella spesa del Recovery e nell’ottenere le risorse per compensare i disastri economici e occupazionali che già stiamo vivendo e che si stanno profilando in maniera ancora più drammatica, allora sarà un momento in cui anche le forze politiche possono tentare di ricostruire la propria identità e strategia.

E se dovesse fallire?

Allora la situazione sociale diventerebbe esplosiva: intere categorie sono alla disperazione: è un paese che parla di tutto purché non del disastro generazionale che stiamo vivendo. Si parla dei vecchi che muoiono di Covid e non di una generazione che sta crepando di frustrazione e disoccupazione. Stiamo perdendo una generazione di giovani ma cosa vuole che le dica, salveremo qualche novantenne.