È come una sveglia persistente. Di quelle che cerchi di mettere in pausa, tanto prima o poi suona. Così è la prescrizione in questa legislatura: un trillo che ogni tanto si cerca di silenziare, inutilmente.La meccanica un po’ nevrotizzante rischia di perpetuarsi anche con l’esecutivo Draghi. Nel senso che ora, nelle consultazioni, di prescrizione e di giustizia penale si parla poco. Se non fosse per alcuni deputati che stuzzicano sul punto il premier incaricato, non se ne parlerebbe affatto. Naturalmente Mario Draghi non intende rimuovere il problema. Piuttosto, sa che una questione così divisiva difficilmente può entrare nell’agenda di un esecutivo da lui guidato. Giusto. Al limite se ne dovrà occupare il Parlamento. Ma il Parlamento come farà a disinnescare una questione che è stata la principale mina per il governo appena franato? E qui interviene la novità. Chi come il Pd si trova nella posizione più difficile e delicata, sulla giustizia penale, ha cercato nelle ultime ore di assumere il ruolo di artificiere. Nel senso che ha cercato di disinnescare la bomba. Il residuato inesploso ma sempre lì pronto a deflagrare. Nelle ultime ore alcuni big del Nazareno hanno chiesto a deputati dell’ex opposizione, di centro e di centrodestra, una riflessione sul lodo Annibali e similari. Nel senso che hanno fatto notare il potenziale destabilizzante degli emendamenti sulla prescrizione già depositati alla Camera, in commissione Affari costituzionali, all’interno del decreto Milleproroghe. Emendamenti che convergono tutti nel congelare di un anno l’efficacia della norma Bonafede. Il Pd ha fatto notare a più di uno, tra i firmatari di quei siluri, che non sarebbe igienico far esplodere subito, magari pochi giorni dopo il giuramento del governo Draghi, un ordigno così dannoso per la stabilità dell’inedita alleanza.«Sta partendo un nuovo governo, ci sarà un nuovo guardasigilli», spiega al Dubbio Walter Verini, figura chiave nel Pd anche per la riforma del processo, «sarebbe auspicabile che temi divisivi, agitati spesso strumentalmente da più parti, vengano accantonati in modo da concentrarsi su riforme che uniscano, e che aiutino la giustizia a diventare più civile ed europea». L’attuale tesoriere ed ex responsabile Giustizia dem chiarisce così la vicenda. Il Nazareno cerca di coinvolgere dunque i futuri alleati in una distensione, che preveda il temporaneo ritiro dei “lodi” anti Bonafede.Tra i firmatari degli emendamenti che congelano il blocca-prescrizone c’è Enrico Costa, deputato di Azione dopo essere stato una spina nel fianco dei giallorossi, sul processo penale, anche quando era responsabile Giustizia di Forza Italia: «Sì, dal Pd sono arrivati anche a me inviti a tornare indietro sulla norma anti Bonafede», conferma Costa. «Al pari di altri deputati, ho proposto la modifica come emendamento al decreto Milleproroghe, che ora è fermo in commissione Affari costituzionali a Montecitorio, in attesa che si formi un nuovo governo. Dico molto chiaramente che non ritirerò alcunché. Non ha senso: vorrebbe dire che la linea giustizialista del Movimento 5 Stelle è destinata a imporsi anche una volta che Alfonso Bonafede ha lasciato via Arenula».Costa insomma resta sulla propria posizione. D’altronde sarebbe difficile sminare un terreno di scontro destinato a riempirsi continuamente di ordigni. Con l’ex viceministro alla Giustizia, hanno firmato emendamenti analoghi la deputata di Italia viva Lucia Annibali, che ha lasciato impresso il proprio nome sul “lodo”, ma anche il gruppo della Lega, la parlamentare di Cambiamo Manuela Gagliardi, i forzisti Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin. Difficile ottenere un disarmo così generalizzato. «Ci sarà un’altra maggioranza, bene: vuol dire che ci si dovrà venire incontro», osserva Costa, «ma non che dobbiamo per forza tenerci norme come quella di Bonafede sulla prescrizione. Un conto è trovare un accordo alto, ma non è che con un quadro completamente nuovo i garantisti debbano per forza cedere ai forcaioli. A meno che il Pd non ritenga giusto e condivisibile il blocca-prescrizione. Spero proprio non sia così».Naturalmente la trattativa sulla giustizia sarà intensa. Il Pd ha ottenuto un assenso preliminare (seppur molto generico) dal Movimento 5 Stelle per il rilancio della riforma penitenziaria targata Orlando. Fin dall’inizio, la dialettica fra dem e pentastellati in materia penale ha vissuto di equilibri complicati. Ma ora che l’incognita non è più riducibile al solo Renzi, quell’equazione rischia di farsi ancora più difficile da risolvere.