Il mood è anticipato dal capo delegazione delle minoranze linguistiche Manfred Schullian. Uno di quei deputati che dal rapporto con la maggioranza di turno cercano altro. «Nell’incontro col presidente incaricato è emersa con chiarezza la centralità di un punto connesso al Recovery: il piano, ci ha detto Mario Draghi, dovrà essere accompagnato da tre grandi riforme, ossia pubblica amministrazione, giustizia civile e fisco». Giustizia civile: la precisazione non è casuale. Lo conferma Emma Bonino, che alla tornata di consultazioni di ieri pomeriggio ribadisce la triade delle priorità: «Fisco, burocrazia e giustizia civile». Poi aggiunge: «Abbiamo aggiunto: non solo la giustizia amministrativa, civile, ma anche quella penale con l’addentellato drammatico della situazione delle carceri italiane».

Ma insomma, di riforma penale Draghi non vuol sentir parlare? «Non mi pare proprio lo si possa dire», chiarisce al Dubbio Manuela Gagliardi, avvocata e deputata di Cambiamo, subito dopo il colloquio con Draghi. «È vero che la sua impostazione è basata sulle raccomandazioni molto chiare venute dall’Unione europea: tra i principali ostacoli alla ripresa, in Italia, ci sono i tempi troppo dilatatati del processo civile, ci ha ricordato. Ma Draghi non ha affatto escluso di intervenire anche in materia penale. Da avvocato mi fa piacere che la giustizia sia così centrale». Ma avete parlato anche di prescrizione? «No, ma a me pare chiaro che un intervento sul processo penale debba toccare anche la norma sulla prescrizione. Di certo ho trovato un presidente del Consiglio incaricato che ha le idee molto chiare, la consapevolezza di alcune urgenze indifferibili. Innanzitutto il piano vaccinale, che è necessario implementare per uscire il prima possibile dalle restrizioni e consentire il rilancio dell’economia. Quindi la riforma della pubblica amministrazione e le misure fiscali. La giustizia civile sarà centrale, su quella del processo penale non c’è preclusione».

Gagliardi è fra i deputati che hanno presentato emendamenti al Milleproroghe per congelare la prescrizione di Bonafede. «Una delle nostre proposte era integralmente soppressiva del blocca- prescrizione introdotto con la spazzacorrotti, ma è stato dichiarato inammissibile». Di sicuro sul tema della norma Bonafede dovrà misurarsi il futuro guardasigilli. Al momento Marta Cartabia continua a essere la figura più evocata: non da Draghi, ma in generale dai sussurri tra le forze pronte a entrare in maggioranza. La presidente emerita della Consulta ha spiegato, alle persone che hanno avuto modo di parlarle della questione negli ultimi giorni, di non aver mai ricevuto telefonate da Giuseppe Conte, durante l’ultimo tentativo per evitare il naufragio della vecchia maggioranza. Una voce che si era diffusa in maniera strana. Ma ora, che sia lei la soluzione migliore per via Arenula, è idea condivisa da molti.