Il processo mediatico, ed i suoi nefasti e deleteri effetti, irrompe nel mondo delle toghe, rendendo il clima incandescente. Il giorno dopo la pubblicazione della notizia che la Procura generale della Cassazione ha chiesto per Giuseppe Creazzo, il procuratore di Firenze, il giudizio a seguito delle accuse formulate nei suoi confronti dalla dottoressa Alessia Sinatra, sostituto presso la Dda di Palermo, si è creato grande sconcerto ed imbarazzo nel Palazzo di Giustizia del capoluogo toscano.

La decisione del procuratore generale Giovanni Salvi di diramare un comunicato stampa con i dettagli della vicenda, se da un lato è apprezzabile in un'ottica di trasparenza, dall’altro ha determinato un deficit di legittimazione esterna da parte del capo della Procura, attualmente impegnato in molte indagini delicate. Chi ha sentito in queste ore Creazzo riferisce di aver colto nelle parole del procuratore “grandissima amarezza” per quanto accaduto.

Il magistrato, infatti, è accusato di aver fatto delle avances alla pm antimafia di Palermo Alessia Sinatra, anche lei a giudizio disciplinare, durante un convegno a Roma nel dicembre del 2015. La dottoressa Sinatra si era sfogata con Luca Palamara con alcuni messaggi che poi erano finiti su tutti i giornali. «La mia sofferenza voleva e doveva restare privata. Desidero soltanto un po’ di rispetto ed il silenzio», aveva detto la pm siciliana, stigmatizzando il fatto che comunicazioni riservate fossero state poi utilizzate per delle contestazioni disciplinari.

Creazzo è anche in attesa della decisione del Tar del Lazio sul ricorso presentato lo scorso anno contro la nomina del procuratore di Roma Michele Prestipino. La pronuncia dovrebbe essere nota entro i prossimi giorni. Certamente il procuratore non immaginava che sarebbe arrivata in un momento simile che sembra essere il secondo capitolo della “battaglia” per la Procura di Roma iniziata a maggio del 2019. Creazzo, comunque, ha in corso anche la domanda per occupare il posto di procuratore generale a Catanzaro, posto lasciato libero lo scorso anno da Otello Lupacchini, trasferito a Torino ed ora sotto disciplinare a Palazzo dei Marescialli per alcune affermazioni nei confronti del procuratore Nicola Gratteri.

Anche la presidente del Tribunale di Firenze Marilena Rizzo, sempre a causa delle chat con Palamara, è finita sotto procedimento disciplinare con l'accusa di aver violato i “doveri di correttezza, leale comportamento, equilibrio e riserbo” suggerendo nomine di magistrati a lei vicini. A Firenze, come detto, si stanno conducendo indagini delicate, ad iniziare da quella sulla Fondazione Open. Ma è sulla fuga di notizie sul procedimento di Perugia a carico di Palamara che si rischia di non arrivare in tempo. Il calendario incombe. Ci sono ancora un paio di mesi per poter svolgere accertamenti sui nomi che Palamara avrebbe fatto, il condizionale è d’obbligo, quando è stato sentito dai pm fiorentini nelle scorse settimane. Dopo due anni, infatti, i dati non saranno più disponibili. rendendo impossibile qualsiasi verifica. L’articolo 132 del Codice in materia di protezione dei dati personali prevede che il traffico telefonico venga conservato per un periodo di 24 mesi. Dopo scatta la cancellazione di tutti i dati. Se la Procura di Firenze, ' travolta' dalle chat di Palamara, vuole capire chi divulgò prima del tempo le intercettazioni effettuate nei confronti dell’ex presidente dell’Anm deve fare presto. In questo gioco di specchi, la verità rischia di restare fuori.