Napoli, Tribunale dei minori. Hillarry Sedu, avvocato eletto lo scorso anno nel Consiglio dellOrdine di Napoli, dove si occupa in prima persona dei diritti degli immigrati, si trova in aula per una delicata causa che riguarda una minore e sua madre. Si trova davanti una giudice onoraria nuova tra le stanze del palazzo di viale Colli Aminei, la quale, forse stupita dal fatto che lavvocato sia di colore, chiede conferma di avere a che fare con un professionista. «Ero in Tribunale per trattare una causa delicata - racconta al Dubbio Sedu -, quando mi ha chiesto di esibire il tesserino. Dopo averlo fatto, stupita, mi chiede se fossi avvocato. Dopo avergliene dato conferma, mi ha guardato con faccia incredula chiedendomi se, dunque, fossi laureato». Sedu, stupito dalla richiesta, risponde affermativamente, ma alla giudice nemmeno questo basta. Così decide di uscire dallaula, salire al piano superiore per chiedere ad un magistrato togato se conoscesse o meno Sedu. Dopo la conferma del magistrato, dunque, la giudice rientra in aula. «Impulsivo come sono - spiega Sedu -, ero tentato di insultarla, ma ho voluto mettere avanti il bene della causa da trattare, perché ne va della vita della mia assistita e della sua bambina. Non ho voluto infuriarmi in quel momento, perché per me era più importante il compito che stavo svolgendo che le mie questioni di moralità e di lesione della mia dignità. In quel momento io dovevo essere un avvocato». Sedu, però, è letteralmente basito. «La cosa che mi ha molestato è il fatto che io ho degli anticorpi, perché sono un professionista che in Italia ci è cresciuto e quindi ha la capacità di difendersi da solo - spiega ancora -, ma queste vicende accadono tutti i giorni a ragazzi che non sanno difendersi e non hanno capacità di reagire a determinati comportamenti discriminatori». Ma non si tratta soltanto di un problema personale. Perché, evidenzia Sedu, il vero problema è che tale giudice ha nelle proprie mani, letteralmente, la vita di decine di minori e delle loro famiglie. «La cosa che mi amareggia è che una persona del genere è alle dipendenze del Tribunale dei minorenni ed incide e decide sulla capacità o meno dei genitori di essere genitori e soprattutto decide della vita di molti minori - sottolinea -. È una cosa inaccettabile, una riserva mentale discriminatoria che assolutamente non può esistere per chi deve trattare della vita delle persone e decidere il merito delle loro vite». Lepisodio è accaduto durante ludienza, mentre Sedu indossava quella toga che, agli occhi della giudice, forse non avrebbe potuto indossare in quanto di colore. Ma per lavvocato non si tratta di razzismo: «Un razzista, magari, si sarebbe limitato a guardare il tesserino per poi magari rigettare la causa - aggiunge -, invece in questo caso chiedere se fossi anche laureato significa essere di una stupidità profonda e acuta, cosa pericolosa per chi giudica la vita dei minori e dei loro genitori». La vicenda, di certo, non finisce qui. Perché Sedu ha annunciato di voler portare il caso nelle sedi istituzionali deputate, con un esposto al Csm, ritenendo che la giudice «non qualificata per il tipo di attività che dovrebbe svolgere». La storia, nel giro di poche ore, grazie anche allo sfogo pubblicato da Sedu sul suo profilo Facebook, ha fatto il giro del Paese. «La causa si deve ancora concludere - afferma infine -. Non temo che aver reso nota la vicenda possa pregiudicare il mio lavoro, ma se così sarà allora ci sarà il grado dappello. Confido che giustizia sia fatta».