Ha mandato in crisi il governo e adesso rischia di mandare a monte le trattative per ricostruire una maggioranza. La giustizia resta il nodo più complicato da sciogliere per un'alleanza tra diversi che adesso rischia di rivelarsi impossibile. Dopo aver minacciato di non votare la fiducia alla relazione di Alfonso Bonafede che di fatto ha costretto Giuseppe Conte alle dimissioni, Matteo Renzi insiste: il prezzo dell'appoggio di Italia viva all'esecutivo va pagato a colpi di picconate alla riforma della prescrizione voluta dal Guardasigilli grillino. Un dazio troppo alto per il Movimento 5 Stelle, che sull'altare della riconciliazione ha già messo a disposizione proprio il nome del ministro della Giustizia. Ma un conto è rinunciare agli uomini, altro alle idee. E i pentastellati, già indeboliti dalla paura diffusa del ritorno alle urne, non possono mettere mano a uno dei provvedimenti spot della retorica grillina senza uscirne con le ossa rotte. «Se cediamo anche su questo Travaglio comincia a bastonarci ogni giorno», confessa sconsolato un parlamentare M5S. E così, pur di non mollare la bandiera dell'imputato a vita, che tanti consensi ha portato in un recente passato, il Movimento sarebbe disposto a sacrificare tutto il resto, compreso il reddito di cittadinanza, già finito nel mirino di Italia viva e in parte anche del Pd. Ma Matteo Renzi non intende affatto cedere, consapevole della debolezza dei suoi interlocutori, e continua a rilanciare, disinteressato alle proposte di mediazione messe sul piatto dai dem nel tentativo disperato di non far naufragare l'esplorazione di Fico. Il compromesso proposto dal vice segretario Pd ed ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando - congelare per sei mesi ogni discorso sulla prescrizione in attesa di compensare gli effetti indesiderati della legge Bonafede attraverso la riforma del processo penale – non è abbastanza per i renziani. «Non c’è nessun accordo sulla prescrizione e sul processo penale», fanno sapere dal quartier generale di Iv, smentendo le indiscrezioni ottimistiche fatte trapelare da fonti Pd e M5S. La precisazione renziana piomba come un macigno sul tavolo delle contrattazioni e Orlando si sente in dovere di replicare con un tweet all'indisponibilità al confronto professata da Italia viva: «Renzi dice che sulla giustizia “siamo allo zero assoluto”. Probabilmente sono stato invitato a un’altra riunione. Apertura sulla riforma penitenziaria, modifica della prescrizione, intercettazioni. Non sprechiamo questa possibilità». Il senatore di Rignano però non si muove di un millimetro. «Dovrebbero fare qualche passo anche gli altri», dice Renzi ai suoi, mostrandosi stupito «della chiusura sui contenuti della maggioranza, senza nessuno sforzo di trovare soluzioni su problemi che non sono di oggi e su cui appare evidente che bisogna trovare una soluzione». E l'unico modo per uscire dall'angolo è l'abiura grillina al giustizialismo, secondo il ragionamento dell'ex premier, altrimenti il Conte ter potrà considerarsi archiviato prima della nascita. Il Movimento 5 Stelle, rimasto col cerino in mano, è convinto che Renzi vogli solo far saltare il tavolo, rilanciando quotidianamente su ogni fronte. «Abbiamo condiviso la proposta di Andrea Orlando di discutere in un secondo momento» della prescrizione, si limita a dire il capogruppo grillino alla Camera, Davide Crippa. «Per noi va bene». Una posizione troppo scontata per accontentare la sete di vittoria di Italia viva e troppo poco incisiva per placare l'ira della fronda pentastellata che continua a covare sotto il carbone delle trattative. Alessandro Di Battista aspetta a bordo fiume. E se il cadavere della prescrizione dovesse passare davanti ai suoi occhi, l'assalto alla diligenza M5S sarebbe una scelta inevitabile.