In Myanmar lesercito ha effettuato un colpo di Stato arrestando la leader democraticamente eletta Aung San Suu Kyi e dichiarando di aver preso il controllo del Paese per un anno sotto uno stato di emergenza. Lintervento ha fatto seguito a settimane di crescenti tensioni tra i militari, che hanno governato il Paese per quasi mezzo secolo, e il governo civile sulle elezioni del novembre dello scorso anno che il partito della Lega Nazionale per la Democrazia (NLD) di Suu Kyi ha vinto nettamente. Suu Kyi e il presidente Win Myint sono stati arrestati nella capitale, Naypyidaw, prima dellalba, ha detto allAFP il portavoce del partito Myo Nyunt, poche ore prima che il Parlamento si riunisse per la prima volta dopo le elezioni. I militari hanno successivamente dichiarato, attraverso il proprio canale televisivo, lo stato di emergenza per un anno e hanno annunciato che lex generale Myint Swe sarà presidente ad interim per tutta la durata dello stato demergenza. I militari hanno giustificato il colpo di stato sostenendo «enormi irregolarità» nelle elezioni di novembre che la commissione elettorale non era riuscita a risolvere. «Poiché la situazione deve essere risolta secondo la legge, viene dichiarato lo stato di emergenza», si legge nellannuncio dellesercito. Gli Stati Uniti hanno immediatamente condannato il colpo di Stato in Myanmar, chiedendo il ripristino della democrazia. «Gli Stati Uniti - ha detto la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, in una dichiarazione - si oppongono a qualsiasi tentativo di alterare il risultato delle recenti elezioni o di ostacolare la transizione democratica del Myanmar, e agiranno contro i responsabili se questi passi non saranno invertiti». Da parte sua, la ministra degli Esteri australiana, Marise Payne, ha dichiarato: «Chiediamo ai militari di rispettare lo stato di diritto, di risolvere le controversie attraverso meccanismi legali e di rilasciare immediatamente tutti i leader civili e altri che sono stati detenuti illegalmente». Condanna unanime anche da parte delle Nazioni Unite e dai governi di diversi Paesi. Il segretario generale dellOnu, Antonio Guterres, ha «fortemente» condannato la detenzione della leader Aung San Suu Kyi, del presidente Win Myint e degli altri politici da parte dellesercito. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha chiesto allesercito birmano di «rilasciare tutti gli esponenti governativi e i leader della società civile» e di «rispettare la volontà del popolo così come espressa nelle elezioni dell8 novembre». Prima di lui, la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, aveva fato rilevare che «gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi tentativo di alterare il risultato delle recenti elezioni o di ostacolare la transizione democratica del Myanmar» e aveva minacciato misure «contro i responsabili se questi passi non saranno invertiti». Da parte sua, la ministra degli Esteri australiana, Marise Payne, ha chiesto ai militari birmani di «rispettare lo stato di diritto, risolvere le controversie attraverso meccanismi legali e di rilasciare immediatamente tutti i leader civili e altri che sono stati detenuti illegalmente». Il ministero indiano degli Affari Esteri ha diffuso una nota nella quale fa saper di seguire «levolversi della situazione nel Myanmar con profonda preoccupazione. LIndia è sempre stata ferma nel sostenere il processo di transizione democratica. Siamo convinti che lo Stato di diritto e il processo democratico debbano essere difesi». Secondo Bob Rae, ambasciatore canadese presso lOnu, lesercito birmano «ha scritto la Costituzione in questo modo affinché potesse fare quello che ha fatto». Mentre lesercito birmano, responsabile del colpo di Stato, promette nuove elezioni allo scadere dello stato di emergenza di un anno proclamato e il trasferimento di potere al partito che vincerà il voto. «Stabiliremo una vera democrazia multipartitica», hanno fatto sapere i militari in una nota pubblicata sulla loro pagina Facebook, assicurando che ci sarà il trasferimento di potere dopo «lo svolgimento di elezioni generali libere ed eque». Intanto nelle principali città le reti telefoniche e Internet sono interrotte, i voli interni sospesi e il principale aeroporto internazionale a Rangun, la capitale economica del Paese, è stato chiuso. Il partito della leader Aung San Suu Kyi ha lanciato un appello al popolo a «non accettare il colpo di Stato» da parte dellesercito birmano.«Le azioni dei militari portano di nuovo il Paese alla dittatura», denuncia la Lega Nazionale per la Democrazia a nome della premio Nobel per la Pace, e chiede al popolo di non piegarsi e «protestare con tutto il cuore contro il colpo di Stato».