Oltre diecimila avvocati indennizzati da Cassa Forense a causa del Covid. Ovvero il 4 per cento dei professionisti, una percentuale che si avvicina molto a quella che descrive l’incidenza del virus sulla popolazione italiana. Dati che emergono dalla riunione di Giunta di ieri di Cassa Forense, che al 31 dicembre 2020 conta 10.210 domande di prestazione straordinaria, delle quali 5501 già deliberate alla data di ieri. Tra le oltre 5mila domande già evase, 1.677 riguardano casi di isolamento per contatti con persone che hanno contratto il virus, pur senza risultare positivi al successivo tampone, 3.578 sono invece quelle per isolamento per aver contratto il virus, mentre sono 223 quelle per ricovero per Covid e 23 quelle in favore dei superstiti. Ad oggi l’importo complessivamente deliberato è pari a 13.822.000,01 euro, dei quali 3.409.000,01 già liquidati.

A ciò, come spiegato ieri nel corso di un’intervista a IusLaw web Radio da Giulio Pignatiello, membro del Cda di Cassa Forense, si aggiunge la possibilità di richiedere l’indennizzo a Unipol assicurazione, grazie all'iniziativa promossa dal Cda a inizio pandemia: si tratta di una polizza integrativa a favore di tutti gli iscritti che consente di accedere ad un indennizzo aggiuntivo rispetto a quello richiesto a Cassa Forense. E stando ai numeri resi noti ieri da Pignatiello, sono circa 2mila i sinistri denunciati, sempre al 31 dicembre scorso, all’assicurazione. Nonostante la polizza sia scaduta alla fine anno, coloro che hanno contratto il virus nel 2020 potranno richiedere il ristoro entro i prossimi due anni.

Sono numeri chiari, che forniscono un’idea più o meno precisa di quanto sia stato duro il 2020 per gli avvocati. Numeri che si aggiungono a quelli forniti dal Censis qualche settimana fa e che completano il quadro dando conto delle difficoltà economiche: il 57 per cento degli avvocati, stando all’ultimo rapporto, ha infatti chiesto il bonus da 600 euro erogato dallo Stato per far fronte alle perdite causate dalla pandemia. I numeri finora a disposizione, sulla base dei dati contributivi relativi a luglio, parlano di una flessione delle entrate pari al 20 per cento. A spiegarlo al Dubbio, a inizio anno, era stato Nunzio Luciano, presidente di Cassa: il dato è solo parziale, ma basta a comprendere la situazione. Per questo l’obiettivo per il 2021, aveva evidenziato, è creare «un nuovo tipo di welfare per i liberi professionisti, un’operazione di sistema che deve vedere in prima fila l’Adepp, l’associazione degli enti di previdenza privati».

Nei giorni scorsi Luciano ha anche rivolto un appello ai ministeri della Salute e della Giustizia chiedendo di includere gli avvocati nell'elenco dei lavoratori vulnerabili ai quali somministrare prioritariamente il vaccino anti Covid- 19. «Chiedo al Governo di proteggere i colleghi che ogni giorno si espongono al rischio di contagio per onorare il dovere professionale e assicurare il funzionamento della giustizia - ha sottolineato -. Gli avvocati, unitamente agli operatori del settore giustizia magistrati, personale amministrativo, forze dell'ordine assicurano un servizio essenziale tutelando il diritto costituzionalmente garantito dei cittadini alla difesa». Ciò in quanto, dopo la ripartenza dell'attività giudiziaria, i Palazzi di giustizia si sono nuovamente riempiti, amplificando così il rischio contagio.

«Ogni caso di accertata trasmissione del virus comporta la necessità di procedere la sanificazione dei luoghi, di sospendere le attività lavorative e l'obbligo delle quarantene fiduciarie per i contatti a rischio. Ciò, con inevitabile allungamento dei tempi dei processi giudiziari e aggravio economico di costi per lo Stato», aveva aggiunto. Appello lanciato due giorni prima anche dal Cnf, che aveva ripreso la proposta dell'Anm di far vaccinare i magistrati in via prioritaria. «La richiesta valutata dall'Associazione nazionalke magistrati non può che riguardare chiunque operi nei tribunali, se va intesa come correttamente deve intendersi: non come rivendicazione di un privilegio di categorie ma in ragione della funzione essenziale della giustizia. Proprio in ragione della funzione oggi spesso sacrificata per la tutela della salute, può considerarsi altrettanto necessaria e condivisibile la richiesta, giustificata dalla necessità di riprendere in maniera adeguata e sicura l'attività giudiziaria e l'accesso negli uffici giudiziari».