Le lancette dell'orologio scorrono veloci, martedi' si riunira' la conferenza dei capigruppo per decidere quando si terra' il voto sulla relazione dello stato della giustizia a palazzo Madama. In realta' non ci sarebbero impegni istituzionali del ministro per i quali far slittare il voto a giovedi' ma in ogni caso la data non cambia lo stallo nella partita sui 'costruttori'. Numeri aggiuntivi non ce ne sono al momento, anzi c'e' il rischio che l'asticella sia ancora piu' bassa rispetto all'ultima fiducia. Da qui l'allarme lanciato dal Pd e oggi dal Movimento 5 stelle. "Soluzione in 48 ore o si va verso il voto", il messaggio di Di Maio, "il voto su Bonafede e' un voto sul governo". Di fronte ai reiterati appelli all'interno della maggioranza, che arrivano in primis proprio da chi sta lavorando - come il centrista Tabacci - alla costituzione dei gruppi di sostegno a Conte, il presidente del Consiglio sta valutando il da farsi. Ha cominciato - riferiscono fonti parlamentari della maggioranza - le sue 'consultazioni' con i capi delegazione. Colloqui telefonici ai quali potra' seguire un vertice nelle prossime ore. Per capire quali sono gli spazi di manovra. La posizione che maturata all'interno del Movimento 5 stelle potrebbe essere decisiva per determinare un cambio di schema. Il premier anche nei giorni scorsi ha aperto ad un 'Conte ter' ma solo di fronte alla costituzione di un nuovo gruppo, non prima. M5s, pero', ha fatto intendere, secondo quanto viene riferito, che non intende sacrificare il ministro Bonafede ed andare incontro ad una sfiducia sia del Guardasigilli, sia del governo. L'invito che arriva da piu' parti nella maggioranza e' che Conte si fermi prima del voto, che faccia un passo indietro per evitare quello che al momento appare una molto probabile sconfitta nella conta. I dubbi permangono, il premier sta chiedendo - sempre secondo quanto riferiscono le stesse fonti - quali sono le garanzie, qualora dovesse presentarsi dimissionario prima del passaggio sulla giustizia al Senato. Restano le perplessita' ma meno certezze rispetto a 24 ore fa rispetto all'ipotesi di andare alla conta. Una decisione finale verra' presa nelle prossime ore. Ma il pressing e' sempre piu' forte e crescono le possibilita' che Conte possa aprire ai suggerimenti della sua maggioranza. Del resto non solo i renziani ma anche esponenti come Casini, il socialista Nencini o senatrice Lonardo non direbbero si' alla relazione di Bonafede. E sia nel Movimento 5 stelle che in una parte del Pd non c'e' la volonta' di andare alle urne, anche per le condizioni in cui versa il Paese alle prese con il piano dei vaccini e con il 'Recovery plan' che una crisi - questo il ragionamento nella maggioranza - metterebbe a rischio. (