Si è insediata stamattina la nuova procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, prima donna a ricoprire questincarico in una delle «procura generali senza dubbio più importanti dItalia». Dopo una breve cerimonia che si è tenuta nellaula della quinta sezione della corte dAppello, la nuova pg ha incontrato una delegazione di giornalisti nel suo ufficio. Ligure di origine, 60 anni, arriva sulla poltrona che fu di Francesco Saverio Borrelli dopo aver ricoperto lo stesso incarico a Cagliari. E proprio allo storico magistrato protagonista di Mani Pulite si ispira: «Mi darò molto da fare per essere allaltezza dei miei predecessori - ha spiegato alla stampa - e Borrelli sarà un punto di riferimento e una figura imprescindibile. Pur non avendolo conosciuto personalmente, anche quando ero a Genova abbiamo sempre avuto come punto di riferimento gli uffici milanesi». Una carriera, la sua, in cui è capitato spesso di essere la prima donna ad avere quellincarico: «Per me è un cosa naturale anche esserlo alla Procura generale di Milano: sono estremamente soddisfatta e orgogliosa. Mi è già accaduto: sono stata la prima procuratrice generale a Cagliari, e a capo della Procura di Cuneo, e ancora prima sostituto a Sanremo e a Genova dove ho guidato la Dda. Mi impegnerò per meritarmi tanta stima in questo ufficio così importante». Definisce lincarico che lattende «molto impegnativo e stimolante. Mi sono sempre applicata con diligenza e attenzione». E se cè un valore aggiunto delle donne è la «concretezza»: «Nella mia esperienza ho sempre apprezzato le grandi doti di organizzazione, la creatività e la capacità femminile di essere concrete». Linsediamento alla Procura generale arriva in un momento storico particolare, in cui la pandemia da Covid ha «sconvolto e continua a sconvolgere la vita in tutti gli aspetti», ha spiegato. Anticipando il discorso che terrà il 30 gennaio allinaugurazione dellanno giudiziario milanese: «Sono convinta che dobbiamo cercare di sviluppare quei pochissimi aspetti positivi che derivano dallesperienza del Coronavirus, ad esempio un certo senso di comunità, che seppur timido ed embrionale è presente. Anche gli operatori del diritto si sono resi conto che possono collaborare tra loro, altrimenti la battaglia è persa. Ad esempio sullinformatizzazione della giustizia sono stati fatti passi avanti che non erano stati compiuti in 10 anni», ha concluso.