Al termine di una settimana piuttosto movimentata a palazzo Madama, il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, si dice convinto che «il centrodestra unito meriterebbe l’incarico per provare a formare un governo», ma spiega anche che «se Conte dovesse dimettersi ogni opzione è aperta».

Senatore Romeo, con quale spirito la Lega, assieme al centrodestra, è salita al Colle?

Abbiamo chiesto al Presidente della Repubblica di prendere atto del fatto che il governo non ha i numeri e non può andare avanti. I governi di minoranza andavano bene una volta, ai tempi della prima Repubblica, ma in un momento drammatico come questo, con l’economia in difficoltà e in piena crisi pandemica, serve un governo forte, una guida autorevole che gestisca poi anche il Recovery Plan.

Pensate dunque di avere i voti per formare voi un governo di questo tipo?

Di certo non si può pensare che un governo possa andare avanti con il sostegno di un manipolo di responsabili. Se poi Conte si dovesse dimettere a quel punto si aprono le consultazioni e li si vedrà quali sono le opzioni da portare avanti, ma già nel nel 2018 e poi nel 2019 il Colle disse che si poteva andare avanti solo con una «maggioranza politica». Non sono sufficienti pochi voti.

Alcuni dicono che foste voi del centrodestra a concordare con il Quirinale sul fatto di non avere i voti necessari…

I fatti dicono che non fu mai dato l’incarico a una personalità del centrodestra per poter verificare se ci fossero i numeri, il resto sono chiacchiere. Non si accennò mai alla possibilità di un governo di centrodestra. Ricordo le parole esatte: «Serve una maggioranza politica». Figuriamoci se questo governo, con 156 voti, ha un maggioranza politica. Lo stesso Franceschini ha detto che per un governo forte ne servono almeno 170.

L’ipotesi è che il Colle dia un paio di settimane a Conte per sbrogliare la matassa. Crede che ci riuscirà?

Conte può anche tentare di sopravvivere, ma non riuscirebbe a governare. Tra i senatori di maggioranza ci sono anche due ministri e nove sottosegretari, che verrebbero in Aula sono per votazioni particolari, e solo in tre Commissioni la maggioranza giallorossa è certa. Vedo difficile che si possano aspettare due settimane perché bisogna fare in fretta e bisogna prendere provvedimenti immediati. Non si può fare il calciomercato all’infinito.

Lei ha accennato alle dimissioni di Conte. In quale caso quali scenari si aprirebbero?

Le strade sono tante: la nostra soluzione ideale sarebbe andare a votare ma pragmaticamente sappiamo che faranno di tutto per scongiurare le elezioni. Noi abbiamo sottolineato che ci sono delle alternative a Conte e in questa fase ci vuole un governo che crei stabilità. Non capisco perché non dare questa possibilità al centrodestra.

I centristi in queste ore sono tirati per la giacca da tutti e Lorenzo Cesa si è dimesso da segretario dell’Udc perchè indagato. Che idea si è fatto?

Noi siamo garantisti e speriamo che i magistrati facciano chiarezza, ma la parte centrista potrebbe garantirci una maggiore stabilità perché come ideali e valori appartiene storicamente al centrodestra. Basti pensare alla giustizia. Il garantismo della tradizione popolare, liberale e socialista, per usare le stesse parole di Conte, come fa ad andare d’accordo con il giustizialismo di Bonafede e Travaglio? Con noi si farebbe una vera riforma della giustizia. Il dato politico da mettere in evidenza è che in una democrazia parlamentare tutte le eventuali maggioranze devono essere prese in considerazione.

Dopo la quasi unanimità sullo scostamento di bilancio si apre una nuova fase di dialogo tra maggioranza e opposizione?

Abbiamo votato a favore dello scostamento di bilancio perché sono stati accolti alcuni elementi fondamentali. Parlo dello stop ai pagamenti previdenziali per imprese e partite iva, i ristori alle attività chiuse dal governo per tutto questo tempo, provvedimenti per bloccare le cartelle esattoriali e un’attenzione particolare agli impianti sciistici e le attività collegate. Questa gente rischia di chiudere, bisogna aiutarla pur sapendo che i soldi dati finora sono insufficienti.

A breve poi inizierà in Parlamento la discussione sul Recovery Plan…

Il centrodestra presenterà il suo piano ma attenzione: bisogna partire dal presupposto che servono una riforma della giustizia, una fiscale e una della Pa altrimenti i soldi dell’Unione europea non arriveranno. Se Conte non ha fatto questo riforme quando aveva una maggioranza assoluta, come può farle ora?

Vien da dire che per riforme così importanti servirebbe un governo di unità nazionale, non crede?

Per fare queste riforme basta volerlo. Abbiamo 100 miliardi di euro già stanziati, opere pronte che potrebbero partire domani ma vengono fermate dal partito anti infrastrutture, anti industriale, anti politica. Con un governo di centrodestra partirebbero subito. È da un anno e mezzo che sono stati sbloccati i cantieri e ancora non sono stati nominati i commissari.

Sembra di ascoltare Renzi…

Non vi è dubbio che su alcune questioni Renzi ha tirato fuori argomenti che noi portiamo avanti già da tempo. Su diversi temi, come il Mes, siamo diametralmente opposti, ma su infrastrutture, imprese e cantieri la pensiamo allo stesso modo e non è una novità.

Non mi ha risposto alla domanda sul governo di unità nazionale.

Lo vedo molto complicato. Servirebbe un clima politico diverso, mentre negli ultimi anni si è molto avvelenato l’ambiente tra le opposte fazioni. Qualora questo clima dovesse cambiare la Lega e il centrodestra faranno le opportune valutazioni ma al momento mancano i presupposti di base. Chi vivrà vedrà…