Corsi e ricorsi storici tra magistratura e politica. L’inchiesta del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che vede indagato per associazione a delinquere il dimissionario segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, sta involontariamente mettendo più di un bastone tra le ruote alle possibilità del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di allargare ai cosiddetti “volenterosi” ( tra i quali anche tre senatori dell’Udc) la maggioranza parlamentare che lo sostiene.

Con il conseguente tentativo del leader di Italia Viva, Matteo Renzi, autore della crisi di governo, di abbassare i toni e costringere Conte al dialogo. La “stima” tra Renzi e Gratteri risale al 2014, anno in cui l’allora giovane presidente del Consiglio, appena incaricato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, voleva a tutti i costi alla guida del ministero della Giustizia. Gratteri al tempo era procuratore aggiunto a Reggio Calabria ma si era già fatto notare per la sua lotta alla criminalità organizzata e una popolarità sempre crescente anche al di fuori della magistratura Per questo Renzi voleva affidargli la guida di via Arenula, ergendolo a «segnale più importante della discontinuità che intendo dare al mio esecutivo».

Gratteri era pronto ad accettare ma, disse, «soltanto se avessi la libertà di realizzare le cose che ho in testa». Voleva carta bianca, insomma, e l’allora neoinquilino di palazzo Chigi era disposto a dargliela.

Ma non finì bene, perché a mettersi di traverso fu proprio Napolitano, che storse la bocca quando Renzi presentò la lista dei ministri. Si parlò di una regola non scritta, ma praticamente sempre rispettata, per cui un magistrato ancora in servizio non potesse ricoprire il ruolo di ministro della Giustizia.

Non tutte le ricostruzioni di quei momenti convergono, fatto sta che dopo tre ore di colloquio la lista dei ministri cambiò e quella casella venne occupata da Andrea Orlando, democratico garantista, pro abolizione dell’ergastolo e contrario all’obbligatorietà dell’azione penale.

Oggi, a distanza di quasi sette anni, l’ex guardasigilli Andrea Orlando è vicesegretario del Partito democratico, Renzi sta cercando di uscire dalla trappola che lui stesso si è costruito e Gratteri è diventato procuratore Capo a Catanzaro.