Finirà così: di prescrizione non si potrà più parlare più. S’imporrà la pseudocrisi di governo, il tentativo di uscirne, il compromesso per sotterrarla. Quanto emerge nelle ultime ore disegna un quadro solo in apparenza rassicurante: si tenta di disinnescare lo showdown sulla giustizia ( come ricostruito in altro servizio del giornale, ndr) pur di non far saltare la legislatura. Un siluro al guardasigilli Alfonso Bonafede sarebbe la fine di tutto, ormai è chiaro: se al Senato fosse bocciata la Relazione del ministro, o se arrivasse un voto contro il blocca- prescrizione in commissione Giustizia alla Camera, andrebbero a casa, in sequenza, lo stesso ministro, il governo e probabilmente l’intero Parlamento. Il punto è che ancora una volta il prezzo della pace è pagato a suon di diritti. Nello specifico, col sacrificio del diritto alla ragionevole durata del processo.

A denunciare la farsesca e italianissima via d’uscita dal corto circuito Conte- Renzi è Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere penali. Lo fa con un lungo post pubblicato ieri su facebook. Una ricostruzione appassionata che culmina in un appello: «Perché, in nome della responsabilità politica e della necessità di salvaguardare le sorti del Governo in questa fase così delicata, non si chiede semmai alla maggioranza di rispettare i propri reiterati impegni pubblici, sospendendo la riforma Bonafede della prescrizione, invece che agli oppositori della riforma di tacere e arrendersi, in nome del covid?». Caiazza vede proprio un simile rischio: «Il ricatto della emergenza pandemica sta diventando un autentico pericolo democratico. La pretesa che ogni dibattito, ogni obiezione politica, ogni censura di merito ti iscriva direttamente nella categoria dei sabotatori della salute pubblica e delle istituzioni democratiche non può durare in eterno».

Certo, se potesse prevale il merito sulla prescrizione rispetto al panico da crisi, il Pd innanzitutto dovrebbe ricordare al guardasigilli il proprio dissenso rispetto a quella norma. Dovrebbe farlo magari «mercoledì prossimo», scrive Caiazza, quando il Parlamento «sarà chiamato a fare un bilancio della politica sulla Giustizia adottata nel 2020 dal governo Conte e, per esso, dal ministro di Giustizia Alfonso Bonafede». In attesa di capire se e quando quella stessa “Relazione sullo stato della giustizia” sarà proposta da Bonafede in Senato ( appuntamento congelato proprio per scongiurare l’incidente politico fatale), il leader dei penalisti si aspetterebbe di verificare, almeno nella presentazione confermata per mercoledì alla Camera, un minimo di coerenza, innanzitutto da parte dei democrat, con le affermazioni fatte nell’ultimo anno. Caiazza le rievoca puntualmente: «Il 2020 è stato l’anno nel quale è entrata in vigore la riforma della prescrizione dei reati, che ha sostanzialmente abrogato l’istituto. Doveva già accadere nel 2019 ma l’allora governo Conte 1 ne differì di un anno l’entrata in vigore perché la Lega recalcitrava all’idea di varare la nuova figura dell’imputato a vita. L’accordo fu questo: prima interveniamo sul tema della irragionevole durata dei processi penali italiani, cioè sulla vera patologia, e poi eliminiamo il rimedio ( cioè la prescrizione). Ma nell’anno di differimento nulla accade», ricorda il presidente dell’Ucpi, «e anzi cade il governo. I nuovi partners di maggioranza, Pd in testa, nell’approssimarsi della fatidica scadenza ( gennaio 2020), pubblicamente e ripetutamente dicono: questa riforma non è la nostra e non la condividiamo, comunque la votiamo ma solo perché da subito inizi il percorso parlamentare di riforma dei tempi del processo penale, altrimenti l’imputato a vita è una incivile assurdità». Ecco, dice Caiazza, «mercoledì in Parlamento», a Montecitorio, «basterà ricordare queste parole, e questi impegni politici pubblici, a fronte, ancora una volta, del nulla sul fronte della riforma del processo penale».

Ipotesi sulla quale lo stesso Caiazza non nutre però grandi speranze. D’altronde, se il Pd in Aula ribadisse il proprio netto dissenso sul blocca- prescrizione, dopo poche settimane si troverebbe a renderne conto in commissione Giustizia, dove Italia viva dovrebbe ripresentare il lodo Annibali, che sospende l’efficacia di quella norma. Impensabile che i dem si schierino con Renzi contro Bonafede: come per il voto sulla Relazione del guardasigilli, un affossamento del blocca- prescrizione potrebbe costare la sopravvivenza del governo e della stessa legislatura. Ipotesi che in tempo di covid, come dice giustamente Caiazza, è paralizzata da “ricatto” delle superiori ragioni emergenziali.