Ancora in salita i dati della diffusione del Covid 19 in carcere. Secondo l’ultimo aggiornamento del Dap relativo alle ore 20 di giovedì, siamo giunti a 718 detenuti e 701 agenti penitenziari positivi ai tamponi. Situazioni complicate in tutte carceri italiane, soprattutto al Pagliarelli di Palermo e a Rebibbia. Attenzione, in realtà ancora non sono stati aggiornati i dati dell’ultimo focolaio del carcere siciliano del Pagliarelli con i 31 reclusi positivi. «Non ci coglie di sorpresa - afferma Pino Apprendi, presidente Antigone Sicilia, associazione che si occupa di tutela dei diritti dei detenuti al carcere Pagliarelli di Palermo - Ormai da mesi abbiamo rappresentato il problema che c'è nelle carceri italiane, siciliane e palermitane. Il contagio è all'interno di queste strutture e diventa un problema che deve riguardare tutti noi». Prosegue sempre Apprendi: «In carcere non si possono mantenere le distanze previste dal Dpcm della presidenza del Consiglio dei ministri. Il carcere non è un luogo sicuro: diventa una bomba innescata nel momento in cui entra il covid. I 31 casi sono in quelli accertati potrebbe crearsi un focolaio veramente enorme. Questa è purtroppo la risposta a quanti hanno sottovalutato il problema». I numeri dei contagiati in costante aumento Quindi i numeri attuali della diffusione nelle carceri sono ancora più consistenti rispetto all’ultimo aggiornamento del Dap. Numeri in costante aumento visto che solo una settimana fa erano 556 i detenuti e 688 gli operatori affetti da Sars CoV-2. Il primato ce l’ha il carcere di Sulmona con 52 detenuti infetti e subito dopo quello di Secondigliano con 51 casi, tra i quali 4 sono finiti ricoverati presso gli ospedali Cardarelli e Cotugno. Il tutto mentre persiste il sovraffollamento, creando situazioni al limite. C’è l’esempio del carcere di Rebibbia dove i detenuti positivi sono attualmente alloggiati in un reparto che era stato dismesso e che necessitava di importanti interventi di rifacimento. «Quindi – ha denunciato la Garante locale Gabriella Stramaccioni - per assurdo le persone che hanno bisogno di maggiori cure e monitoraggio sono alloggiate negli spazi peggiori». Resta il dato oggettivo che le misure deflattive partorite dal Governo non sono sufficienti. La diffusione riprende il via, il disagio aumenta e cresce la tensione all’interno delle patrie galere.