Non tutti i mali vengono per nuocere. Così può essere anche per la paradossale vicenda del Consiglio giudiziario di Bari. Mentre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede presenta alla Camera un ddl che, tra l’altro, riconosce il diritto di tribuna per i laici, i togati del “mini Csm” barese lo cancellano. Sembra uno schiaffo. È in realtà un assist per l’avvocatura. Due fatti emersi nelle ultime ore segnalano infatti come l’inopinata iniziativa della magistratura pugliese abbia reso così visibile e pubblica la questione che sarà assai difficile, a questo punto, cambiare il corso della storia. E cioè, dopo il caso Bari è diventato assai più complicato ottenere una cancellazione di quel diritto di tribuna non dal regolamento di un singolo Consiglio giudiziario, com’è avvenuto a Bari, ma proprio da quella riforma del Csm dov’è definitivamente affermato.

L’UNITÀ DELLE ASSOCIAZIONI FORENSI BARESI

 

Il primo segnale risale a due giorni fa. Le associazioni forensi di Bari hanno sottoscritto una nota, di fatto una delibera congiunta ( di cui si è dato conto su queste pagine, ndr), per esprimere «fermo dissenso» sulla scelta compiuta dai rappresentanti della magistratura in seno al Consiglio giudiziario. L’iniziativa dell’avvocatura ha visto unite tutte, ma proprio tutte le sue sigle associative. Si tratta della prima volta, almeno in tempi recenti, che si verifica. Vale la pena di elencare i sottoscrittori, per avere idea di quanto il dato sia rilevante: Camera penale “Achille Lombardo Pijola”, Camera amministrativa di Bari, Camera civile di Bari, U. d. a. i. sezione di Bari, Sindacato avvocati Bari, Aiga sezione di Bari, Adgi -Associazione donne giuriste Italia sezione di Bari, Futuro@ forense, Avvocati ora, Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia sezione di Bari, Associazione giuristi cattolici italiani - Bari, Unione italiana forense sezione di Bari, Associazione forense avvocati Modugno, Associazione avvocati giuslavoristi italiani sezione Puglia e Basilicata, Associazione avvocati Rutigliano “F. Lacoppola”, A. g. avv. “Giuseppe Napoli” Bitonto, Associazione avvocati Gravina in Puglia, Ami - Associazione avvocati matrimonialisti italiani sezione di Bari, Associazione avvocati Monopoli, Associazione avvocati Altamura “F. Santoro- Passarelli”, Associazione avvocati del Tribunale di Putignano, Movimento forense sezione di Bari, Associazione avvocati per i minorenni Bari- Trani, Centro studi “Sapere aude”, Apa - Avvocati per avvocati, Associazione avvocati e praticanti Acquaviva Cassano Gioia Santeramo, A. gi. for. sezione di Bari, Associazione forense “Quid novi” di Acquaviva delle Fonti, Associazione Lavoro e giustizia “Antonio De Feo”, Centro studi di Diritto dello spettacolo, Società italiana avvocati amministrativisti Puglia. Uno schieramento senza diserzioni: basterebbe già questo.

Cosa vuol dire? Che il disconoscimento — contenuto nella decisione sul diritto di tribuna — del “coprotagonismo nella giurisdizione”, del dialogo basato sulla trasparenza, ha prodotto un esito imprevisto: ha reso ancora più forte e coesa l’avvocatura. Ne ha ravvivato la convinzione rispetto alla più politica delle battaglie, quella per l’affermazione del proprio ruolo. Siamo sicuri che, dal punto di vista dell’Anm di Bari, uno sviluppo del genere fosse desiderabile?

L’INTERVISTA DELLA RAI AL PRESIDENTE STARACE

 

C’è un secondo effetto, registrato nelle ultime ore e derivante sempre dall’iniziativa dei togati. Che, ricordiamolo, ha soppresso il diritto dei componenti laici del Consiglio giudiziario di Bari ( 3 avvocati e un professore universitario) di partecipare anche alle sedute in cui si discute sui pareri da inviare al Csm in materia di valutazione di professionalità dei magistrati. Un diritto che consiste, appunto, in una semplice “tribuna”, perché la prerogativa della presenza non è accompagnata né dal diritto di voto e né dal diritto di parola. Ebbene, la conseguenza non prevista dai magistrati è che un tema in apparenza così specifico è diventato centrale, da alcune settimane, nel dibattito interno alla giustizia. A confermarlo è l’attenzione riservata ieri alla vicenda dalla Tgr Rai Puglia con l’intervista in diretta, nell’edizione delle 14, al presidente della Camera penale, Guglielmo Starace. «Il diritto di tribuna è importantissimo», ha spiegato alla tv di Stato il leader dei penalisti, «perché noi rappresentiamo il popolo, in quel momento, non svolgiamo la funzione di avvocati. Del resto», ha ricordato Starace, nell’organismo in questione ci sono anche «professori universitari. Il diritto di tribuna ha», dunque, «una sua qualificazione: gli avvocati sono nominati dal Consiglio nazionale forense e sono persone di particolare professionalità e deontologia, il professore universitario è nominato dal ministero dell’Università. Parliamo di persone qualificate», ha fatto notare il presidente della Camera penale barese, «che sono incaricate di rappresentare la collettività. Perciò» , ha aggiunto, «siamo stati colpiti da una decisione del genere. Non soltanto nel merito, giacché su questo si può anche discutere, si possono anche avere e comprendere opinioni difformi. Non è stato questo», ha ribadito Starace, «ma innanzitutto il metodo: si è stabilito, come prima decisione del nuovo Consiglio, di procedere all’esclusione degli avvocati senza attendere un dialogo e un approfondimento. Lo si è deciso addirittura con il voto contrario dei componenti di diritto del consiglio», ha segnalato ancora il presidente dei penalisti, a proposito del dissenso del presidente della Corte d’appello Franco Cassano e del procuratore generale Anna Maria Tosto.

Il conduttore del Tg Rai ha chiesto che ricadute potrà avere l’esclusione dei laici dalle riunioni sulla carriera delle toghe, e Starace non ha avuto difficoltà a spiegare: «La cosa più grave non è la decisione, quanto quello che l’Anm ha detto, perché ha parlato di “immagazzinamento silente dei dati, che possono essere utilizzati in maniera distorta”, offendendo gravemente i professionisti che siedono in quel consesso, e l’intera categoria degli avvocati». C’è modo, ha chiesto il giornalista Rai, di ricucire lo strappo? «I modi per ricucire ci sono sempre», ha detto il presidente della Camera penale, «noi siamo sempre disponibili a lavorare insieme per migliorare il funzionamento della giurisdizione a vantaggio dei cittadini, però ci sono degli errori che devono essere riconosciuti» .

ORA UNO STOP AL DDL NON PASSEREBBE INOSSERVATO

Adesso, le parole di Starace sulle offese, e i disconoscimenti, sono difficili da confutare. E sono pronunciate all’ora di punta, nell’edizione più seguita del principale Tg regionale, quello della Rai. Senza un atto imprevedibile come quello compiuto nel Consiglio giudiziario di Bari non ci si sarebbe mai arrivati. E forse, se non si fosse aperto questo dibattito, un eventuale tentativo di eliminare la norma che istituisce in modo vincolante il diritto di tribuna in tutti i Consigli giudiziari sarebbe stato meno improbabile. Perché ricordiamolo, quel diritto è sancito dalla riforma del Csm ora all’esame della Camera. Ad essere precisi, lo afferma l’articolo 3, comma primo, lettera a), del disegno di legge di riforma dell’ordinamento giudiziario presentato dal guardasigilli Bonafede. Una norma, anche qui, solo in apparenza tecnica e specifica, di cui forse un’eventuale iniziativa politica della magistratura avrebbe anche potuto sollecitare l’eliminazione. Ma dopo il caso Bari sarà, nel caso, molto più difficile.